S. Rosa: devozione e tecnologia per la torre che cammina

La definizione più celebre l'ha data probabilmente Orio Vergani, che definì la «Macchina di S. Rosa» il «campanile che cammina». E puntualmente i viterbesi aspettano il 3 settembre in un crescendo di tensione ed emozioni per assistere allo spettacolare trasporto di quella torre dal motore umano, fatta di luci e tecnologia, che a partire dalle 21 attraversa le vie abbuiate della città. Un rito che si ripete da secoli per ricordare la traslazione del corpo incorrotto della Santa Bambina, morta a 18 anni nel 1251, dalla chiesa di S. Maria in Poggio, dove era stata sepolta nella nuda terra, al vicino monastero delle clarisse, poi intitolato alla patrona della Città dei Papi. «Fiore del Cielo», la creatura di Arturo Vittori (fratello dell'astronauta Roberto), è al secondo trasporto dopo l'esordio dello scorso anno. Trenta metri di altezza, migliaia di fiaccole e luci colorate, il richiamo architettonico ai simboli di Viterbo, cinque tonnellate di peso e una pioggia di petali di rosa che scendono sulla folla che si accalca lungo le strade e le piazze del centro. In cima, la statua di Rosa. Sotto, i protagonisti del trasporto, i facchini, un centinaio di uomini vestiti di bianco con la fascia rossa in vita che anno dopo anno rinnovano una prova di forza al limite del sovrumano e un atto di devozione verso la Santa cara a tutta Viterbo. Intorno, migliaia di persone, non solo viterbesi, che esultano, applaudono, piangono, si raccomandano alla patrona o semplicemente ammirano senza parole uno spettacolo unico al mondo, davanti al quale restò estasiato anche Giovanni Paolo II, per il quale fu allestito un trasporto straordinario. Un evento che neppure le polemiche (quest'anno sono state roventi, per motivi economici, quelle tra il costruttore, Loris Granziera, e lo svizzero Andreas Vogler, autore di alcuni elementi artistici della Macchina) riescono a scalfire. Il clima che si respira è irreale, tra misticismo ed esaltazione collettiva, fede e ammirazione. Una serata che vale la pena di vivere almeno una volta. Magari con il prologo, in programma oggi pomeriggio, del suggestivo corteo storico che accompagna in processione la reliquia del cuore di S. Rosa.