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«Il successo di DaDaDa? Gag e risate»

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Èil programma che, nel preserale di Raiuno, «buca lo schermo» ed entra nelle case degli italiani. L'altro giorno ha toccato il record dei 6 milioni e 126 spettatori. Ne parla l'ideatore, Michele Bovi, capostruttura dell'intrattenimento di Raiuno. Michele Bovi, come nasce "DaDaDa"? «Dunque, noi avevamo già una bella trasmissione, che era "Supervarietà". Abbiamo voluto però differenziarci da lavori che già avevano fatto Raidue e Raitre. Così abbiamo scelto un altro percorso: tentare la riscrittura di argomenti». Ci può spiegare l'origine del titolo? «È un acronimo: Dalle Teche Rai, Dalla cinematografia, Dalla musica. L'acronimo, comunque, è stato inventato da Panella. Inoltre fu sempre lui a scrivere una canzone che faceva "Trottolino amoroso du du, da da da", per l'appunto». Cos'è che piace secondo lei, di «DaDaDa»? «La formula. Cioè secondo me ognuno ragiona come "DaDaDa". Si parla di lavoro e io penso "Io lavoro e penso a te". C'è un meccanismo mnemonico e insieme nostalgico». La gag più carina che avete proposto al pubblico. «Bè, ce ne sono tante, sarebbe difficile dirlo. Ci sono quelle del passato, di Walter Chiari e Vianello, poi quelle di Verdone e quelle più attuali, di interviste fatte nel 2009. Quando si dice che "DaDaDa" è a costo zero bè... Io penso che stiamo ammortizzando i costi della Rai di una volta. Inoltre mandiamo in onda anche interviste effettuate di recente come quelle, splendide, a Virna Lisi o a Sophia Loren». Il miglior ricordo di Vianello in DaDaDa? «Sa, a me piaceva talmente tanto... Erano davvero forti le gag di Vianello e Tognazzi. Poi c'è la parodia del ponte sul fiume in cui Tognazzi fa l'ufficiale giapponese e Vianello fa il prigioniero inglese». Accende il televisore, cosa guarda? «Guardo i telegiornali. E voglio specificare una cosa». Prego. «Io sono l'ideatore del programma ma a firmarlo è Elisabetta Barduagni, il capo di questa eccellente squadra, regista raffinatissima».

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