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Il Boy degli anni Ottanta

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Boy George, ex leader dei Culture Club

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A volte ritornano. Corsi e ricorsi storici di un'epoca che sembra non abbandonarci mai. Paillettes, spalline, capelli cotonati e edonismo a tutto spiano: gli anni Ottanta sono di nuovo tra noi. Televisione, musica, cinema e moda. Le lancette del tempo sembrano tornate indietro di vent'anni. Il capofila del revival si chiama Boy George. Mancava dalle scene italiane da ben 26 anni ed è tornato per fare il pienone. Domani sera sarà sul palco del Gay Village di Roma per ripercorrere i fasti della sua fortunata carriera. Dai primi anni con i Culture Club fino ai successi da solista. Tra il pubblico i ragazzi di ieri che oggi sono diventati mamme e papà. E non mancheranno i giovanissimi, attratti dalla scoperta di un genere. «Do You Really Want To Hurt Me?», «Karma Chameleon», «The Crying Game», «Victims», «Love is Love», «Everything I Own», «Miss me blind», «Church of the Poison Mind»: sono soltanto alcuni brani della scaletta di domani che verranno eseguiti in versione unplugged. La tendenza Ottanta, però, è un'onda lunga che parte da lontano. È passato solo qualche mese dalla reunion degli Spandau Ballet. La band di Tony Hadley ha ripercorso l'Europa in lungo e in largo, riproponendo i successi che hanno fatto impazzire le teenager di vent'anni fa. Senza dimenticare i loro acerrimi rivali: quei Duran Duran dati sempre per spacciati ma che, periodicamente, tornano alla ribalta con nuove canzoni che puntano dritto alla cima delle classifiche. Il derby Tony Hadley vs. Simon Le Bon teneva banco tra i poster attaccati nelle camerette di mezzo mondo. A pensarci bene si trattava della nascita delle prime boy band. Negli anni Ottanta si mettevano le basi per la moda dei gruppi musicali che facevano del look il loro primo punto di forza. Come dire basta ai virtuosismi fini a se stessi: anche l'occhio vuole la sua parte. Il «come eravamo» giunge ora anche in televisione. Anzi il piccolo schermo traina e cavalca la tendenza come pochi altri media. L'estate scorsa l'«indimenticabile» Sabrina Salerno è tornata in tv per condurre «Mitici '80», un revival in onda su Italia 1 che ha ripercorso miti e riti del decennio. Dalle Timberland al Moncler, dalle cinte di El Charro ai paninari. Ma anche Rocky, Rambo e Ivan Drago. Lei che cantava «Boys boys boys» è entrata nell'immaginario erotico di ogni adolescente. E c'è rimasta anche quando si è accompagnata a Joe Squillo in «Siamo donne (oltre le gambe c'è di più)», brano anticipatore di nuovi modi di intendere la femminilità nel rutilante mondo dello showbusiness. Certamente negli anni Ottanta non tutto era da salvare. Anzi. Il trash imperversava e un gusto tutt'altro che memorabile faceva i primi proseliti. Va riconosciuto, però, che in anni spesso sottovalutati dalla critica e dagli intellettuali «di professione» si sono poste le basi di mode e tendenze che si sarebbero affermate di lì a poco in Italia e nel mondo. In un modo o nell'altro siamo tutti figli degli anni Ottanta.

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