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All'Upim vince l'arte pop

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Rivoluzione Upim: parte dei punti vendita saranno trasformati in mini centri commerciali con bar ed edicola

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L'Upim diventa Pop assimilando le provocazioni artistiche di Andy Warhol e Claes Oldenburg alle esigenze di un mercato sempre più globalizzato. Il Gruppo Coin, che ha acquisito in gennaio uno dei marchi più amati dalle famiglie italiane, ha intenzione di ribaltare l'idea consueta del grande magazzino per orientarlo verso un più moderno e funzionale piccolo centro commerciale urbano. Si rivoluziona la concezione della vendita adattandola a una forma libera di frequentazione metropolitana con il negozio trasformato in uno spazio godibile di passaggio, di attraversamento e di incontro in linea con l'architettura e l'espressione figurativa contemporanea. L'esperimento parte da Roma e Milano, dove fra pochi giorni si darà il via a un'iniziativa curiosa e accattivante che abbina l'inaugurazione di quattro magazzini storici, totalmente riprogettati, con l'esposizione di quadri di Andy Warhol per dimostrare la possibilità concreta di fondere creatività e commercio, arte e mercato. Si inizia il 15 settembre nelle nuove Upim Pop milanesi di via Buenos Aires e di piazzale Corvetto, mentre per la Capitale il privilegio spetterà alle sedi, completamente riviste e corrette, di piazza Santa Maria Maggiore e via Tuscolana.   Il grande pubblico potrà così apprezzare dal vivo, e in un luogo differente dalle scontate collocazioni museali, le note tele: «Liz Taylor», «Liza Minelli white ground», «Flowers», «Marilyn», «Mao», «Ladies and Gentlemen», «Campbell's Soup Dress». Prodotto industriale e capolavoro artistico potranno rispecchiarsi e dialogare, sublimando la denuncia della produzione massificata e consumista della Pop Art americana, con il suo oggetto di uso comune elevato a opera firmata e irriproducibile, in nome di un odierno e sempre più inevitabile avvicinamento dei potenziali acquirenti. Non solo abbigliamento, casa e profumeria saranno i settori aperti al pubblico, ma anche libri, elettronica, occhialeria, articoli sportivi e food, posizionando all'interno della città e dei suoi singoli quartieri una sintesi degli immensi, caotici e affollati centri commerciali già nati e diffusi nelle periferie. Nel design dei nuovi empori troverà la sua esaltazione una forma di espressione che può essere considerata il linguaggio pop dei nostri giorni, la comunicazione web, con i suoi simboli e le sue rappresentazioni. Il soffitto sarà realizzato come una sorta di grande schermo che, attraverso le diverse icone, guiderà il cliente all'interno delle singole aree merceologiche come se si trattasse di una ricerca in rete.   E fioccano già le eventuali e caldeggiate collaborazioni con catene, ditte e marchi collaudati in grado di attirare acquisti sicuri, senza rinunciare all'ipotesi di shop-in-shop che costelleranno il percorso della nuova piattaforma commerciale. Insomma, l'Upim Pop si vuole presentare come uno shopping mall e avrà come fiore all'occhiello persino la libreria Arion Pop, che conferma il talento e la vivacità di un gruppo indipendente estesosi a macchia d'olio in tutta Roma, grazie all'efficienza e alle promozioni con cui riesce a catturare nuove fasce di lettori di ogni età. Da sabato 18 settembre, al piano superiore del nuovo format Upim, non si potrà semplicemente trovare qualche libro da leggere o da regalare, ma si avrà l'opportunità di entrare in una vera e propria libreria con la sua magica e insostituibile atmosfera, rimanendo a pochi passi dagli scaffali in cui troneggiano i neonati iPad o dai tavolini in cui gustare una pizza nostrana. Se i nostalgici del tranquillo pomeriggio di spesa con la famiglia rischiano di confondersi con le indicazioni offerte dal modello informatico, i giovani forse si sentiranno coinvolti e chiamati in causa. L'unico neo di una simile rivoluzione si è già rivelato il logo, firmato dal grafico veronese Gianni Zardini, e pagato la cifra ben poco «popolare» di 12 mila dollari: si tratta di una «v» orientata come il segno matematico «maggiore di» colorata in rosso-arancio su campo giallo.   Nel sondaggio via internet questa immagine ha suscitato disappunto e polemiche che però non sembrano aver scoraggiato i committenti. Andy Warhol potrà forse riconoscersi a casa in un grande magazzino post litteram che, come la sua Factory, risulti un «open house» aperta a chiunque, perché «tutti possono partecipare», e il gioco piacerà anche allo svedese naturalizzato statunitense Claes Oldenburg, che non a caso battezzò proprio col nome «The Store» il negozio di sua proprietà aperto nel 1961, ma gioverà anche alle tasche degli Italiani? Si promettono prezzi accessibili e finora l'Upim aveva mantenuto questo patto a differenza degli altri marchi. C'è da augurarsi che il Pop trionfi a chiare cifre!

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