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Il sindaco di Venezia non vuole Julianne Moore

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Com'ètriste Venezia. Anzi, com'è pudica Venezia. Dopo le polemiche sulla modella nuda voluta da Vittorio Sgarbi per la mostra di Giorgione, il sindaco Giorgio Orsoni dice no anche a Julianne Moore, la rossa di Hollywood nuda «con arte» per la maison Bulgari. Non che la «Susanna» o le altre vergini del grande Tiepolo fossero tanto più castigate (del resto anche Berlusconi ha vestito «La Verità svelata dal Tempo» nella sala conferenze di Palazzo Chigi) ma tant'è: lo scatto definito «sensational» dai più quotati magazine di moda internazionali non è piaciuto al Comune. Anche se la nudità dell'affascinante Moore si intravede perché è coperta da una borsa della «Leoni Collection» e da due tigrotti che tiene sul seno, il sindaco l'ha trovata «inadeguata». Insomma, una donna senza veli, seppur testimonial nel mondo della campagna «Eccentric Charisma» di Bulgari, è fuori luogo nella cornice di San Marco, sulla facciata di Palazzo Ducale ed è troppo visibile dai vaporetti che scaricano turisti a migliaia. E non che sia gratis la mega campagna pubblicitaria nel salotto buono della città lagunare: la casata di gioiellieri contribuisce infatti, insieme ad altri sponsor, al restauro del Ducale il cui costo si aggira attorno ai 2,8 milioni di euro. Naturalmente Bulgari non rinuncia alla sua campagna patinata e userà foto più «castigate» fin dalla prossima settimana. La star hollywoodiana, comunque, è soltanto l'ultima vittima delle polemiche sulle maxi-affissioni sui monumenti della Serenissima per molti troppo grandi e invasive, anche se permettono restauri a costo zero per il pubblico. Prima di Bulgari, i «puristi» avevano parlato di profanazione da parte degli slogan delle multinazionali quando erano comparsi i coloratissimi manifesti «stappa la felicità» della Coca Cola ma anche per il «cielo dei Sospiri» creato dal fotografo Oliviero Toscani per coprire le facciate dei palazzi che affacciano nel canale. Insomma, Venezia è diventata off limits per pubblicità di alcolici, tabacco, donne nude e campagne politiche. Eppure da Milano a Palermo, tutte le città hanno accettato le grandi pubblicità in nome del decoro dei quartieri stessi. I cosiddetti teli pittorici con le relative cornici, infatti, sono integrati e contestualizzati nel tessuto urbano, aggiungono sicurezza e rendono meno grigi i cantieri contribuendo a migliorare l'estetica urbana. E quelle facce sorridenti o quei prodotti colorati a 20 metri d'altezza, sono più allegri dei tubi innocenti. O forse i puristi preferiscono i palazzi impacchettati dietro le sbarre che ne impediscono la vista, deturpano il paesaggio e attirano insicurezza e degrado? Così non solo Venezia è triste...

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