L'isola che non c'è
«This is the end/My only friend the end». Mai come in questo caso l'arte fu più profetica. Nascosto dietro i capelli e la barba incolta, Jim Morrison si muoveva come una lucertola stringendo sinuoso l'asta del microfono. I suoi Doors stavano eseguendo una versione allucinata e allucinante di «The end», uno dei loro brani più celebri. Dopo un crescendo di chitarra e batteria, Morrison urla e chiude gli occhi. Attorno a lui l'ovazione dei seicentomila dell'isola di Wight suonava come un canto epico. Nessuno dei presenti poteva neanche lontanamente immaginare che quello sarebbe stato l'ultimo concerto europeo di Morrison e dei Doors. Il cantante sarebbe morto l'anno dopo nella sua casa parigina. Sul corpo l'autopsia non fu mai eseguita ma sono in tanti a giurare che l'arresto cardiaco fu provocato da un'overdose di eroina. Sull'isola di Wight, invece, era la fine di agosto. Il pubblico vide salire sul palco il camicione arancione psichedelico e i capelli arruffati di Jimi Hendrix. Ma anche in questo caso non poteva immaginare che il più grande chitarrista di tutti i tempi stava per eseguire la penultima performance della sua vita. Hendrix sarebbe morto il mese dopo soffocato dal suo stesso vomito in una stanza d'albergo a Londra. Condannato dall'ennesimo micidiale cocktail di alcolici e tranquillanti. Ma i seicentomila che erano partiti da tutto il mondo per assistere a una festa a base di pace e amore non potevano saperlo. Erano arrivati in sacco a pelo per veder sfilare il meglio del rock sul palco montato su quella piccola isola nel Mar della Manica. Dal 26 al 31 agosto 1970 suonarono uno dopo l'altro anche gli Who, Joan Baez, Supertramp, Procol Harum, Sly and the family Stone, Joni Mitchell, Ten Years After, Emerson Lake and Palmer, Miles Davis, Jethro Tull, Leonard Cohen, Richie Havens e Donovan, solo per citarne alcuni. Bob Dylan si era esibito l'anno prima davanti a un pubblico d'eccezione formato perfino da John Lennon, George Harrison e Ringo Starr. I tre Beatles erano andati lì per ascoltare Dylan ma la band era già sull'orlo del collasso. Il senso crepuscolare della fine faceva parte dello spirito stesso del festival di Wight. Nonostante il brano celebrativo tradotto in italiano e adattato dai Dik Dik, i cinque giorni di pace e amore non chiusero solo l'estate del '70 ma un'epoca intera. Forse la sorte non li ha posti casualmente alla cesura del decennio. L'isola di Wight fa scorrere i titoli di coda sugli anni Sessanta. Si scrive la parola fine alla cieca fede nell'utopia hippy, all'incondizionata fiducia nella possibilità di cambiare il mondo con le armi della non violenza e dell'amore. Si scrive la parola fine al mito artistico dei paradisi artificiali, capaci di aprire le porte della percezione e della creatività a sensibilità e universi altrimenti inesplorati. Peccato fossero senza ritorno. La parabola umana e artistica di Hendrix e Morrison (per non parlare di Syd Barrett) è una cicatrice profonda nella storia del rock e del movimento hippy. Il lato scuro della luna stava prendendo il sopravvento. Altamont e Charles Manson avevano da poco lasciato la loro rossa scia di morte. Il marcio degli anni Settanta era ormai a un passo. La fine del sogno. Mentre Hendrix ancora suonava il suo ultimo assolo.