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Il commento

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Predicavanol'amore libero con l'enfasi di un calvinista, si drogavano con l'avidità di uno scienziato che fa dell'empirismo la sua fede laica e ascoltavano la musica più bella che sia mai stata scritta nell'ultimo mezzo secolo. Ma la loro vera religione era la pace, quella con la «p» maiuscola, estesa se possibile oltre i ristretti confini della loro città e del loro Paese. Una pace universale, psichedelica, e libertaria, che doveva cancellare i focolai di guerra in tutto il Pianeta. A cominciare dall'odiato conflitto del Vietnam, diventato simbolo della loro protesta e di quella dei loro coetanei meno fricchettoni. Una pace che doveva riportare gli uomini nell'eden perduto, anche se era un paradiso artificiale. Certo, visti con gli occhi di oggi, senza storicizzare il fenomeno, gli hippies sembrano il simbolo impersonificato dell'abuso, dell'anarchia individuale, del totale disprezzo delle regole e di ogni forma di autorità (padre, maestro, poliziotto). Adesso, che quest'opera di disgregazione iniziata in tutte le società sviluppate d'Occidente alla fine degli Anni '60, mostra le sue conseguenze estreme e spesso negative, non appaiono certo un esempio da seguire. Dopo quattro decenni la loro immagine collettiva si è colorata di tinte grottesche, quando non addirittura luciferine (basta pensare al raccapricciante eccidio dei bambini di Satana capeggiati da Charles Manson nel '69). La loro avidità di fare esperienza, dagli stupefacenti al sesso «prematuro», viene comprensibilmente recepita come deriva tossica e sfrenatezza erotica. La loro musica ignorata, fatta eccezione per alcuni gruppi rimasti ancora famosi, come gli immortali Beatles, i Led Zeppelin, i Rolling Stones, gli Who. Sebbene tutta la musica che i giovani ascoltano non è altro che una variazione di quella di allora e, comunque, ad essa si è ispirata, traendone linfa vitale per quelli che spesso sono solo arrangiamenti tecnici dell'esistente. L'estro creativo, l'originalità di testi e melodie sono rimasti monopolio semi-esclusivo di quel periodo dorato. Per chi in quell'epoca c'era e non ha perso la memoria, inoltre, i figli dei fiori non sono dei «barboni» vintage, ricchi virgulti travestiti da straccioni per moda, o dei semplici drogati «lussuriosi». Perché chi ha vissuto quella società sa come (anche) loro l'hanno cambiata. Noi adolescenti dei primi '70 vivevamo ancora in un'Italietta provinciale fatta di proibizioni, formalismi, ipocrisie. Il fenomeno hippy ha spazzato via tutto questo. È stato uno tsunami. E il mondo, dopo questa serie di onde anomale, è cambiato per sempre.

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