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Una mostra per raccontare il fenomeno Solidarnosc

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dall'inviatoNicola Imberti RIMINI Chi non c'era non sa qual era il clima di quei giorni. Non ne ha assaporato la carica di ansia, né la paura. Ma chi non c'era sa che, in quell'agosto 1980, davanti e dietro ai cancelli di Danzica, accadde qualcosa che avrebbe segnato per sempre il mondo. Lo avrebbe letteralmente sconvolto. Oggi, a distanza di 30 anni, quell'incredibile stagione rivive in una mostra allestita al Meeting di Rimini con le foto di Chris Niedenthal il primo reporter straniero che, assieme a Michael Dobbs, entrò nei cantieri navali della cittadina polacca testimoniando lo sciopero e la nascita di Solidarnosc. Cosa c'entri la mostra con il titolo del Meeting (Quella natura che spinge a desiderare cose grandi è il cuore) è presto detto. L'esposizione, infatti, non è il semplice racconto di una protesta operaia, ma di uomini che, per dirla con le parole di padre Jerzy Popieluszko - uno degli animatori di quei giorni ucciso a 37 anni e beatificato lo scorso giugno - aspiravano «alla verità, alla giustizia e alla libertà». Desideravano «cose grandi» e cambiarono la storia. Anche la vita di Niedenthal venne cambiata da quelle giornate. Fino ad allora era un giovane nato da genitori polacchi che si erano trasferiti in Inghilterra durante la guerra. Un giovane che, nel 1963, era tornato in Polonia per riscoprire la sue radici. Non gli interessava la politica e, da fotografo alle prime armi, «aveva chiuso gli occhi» e si era occupato di altro. Danzica lo trasformò e divenne il testimone di alcuni degli eventi politici più importanti degli ultimi decenni. «La prima impressione che ebbi arrivando ai cantieri fu la paura - racconta -. Gli operai non volevano farci entrare perché eravamo stranieri e temevano fossimo spie. Noi avevamo paura che, entrando, saremmo diventati degli obiettivi per il regime». Dopo una breve trattativa Niedenthal viene fatto entrare, ma solo come interprete del collega Dobbs. Nessuna foto, troppo rischioso mostrare i volti di chi protestava in quei primi giorni. Due i ricordi di quel periodo: «Vidi un uomo con i baffi (Walesa), mi colpì la sua capacità di trattare con la controparte. Così come mi colpì un'altra cosa: le messe. Migliaia di lavoratori in preghiera. Era assurdo. Io spedivo immagini non sviluppate, alcune di quelle foto le ho riviste qui, dopo 30 anni, sono spettacolari». Dopotutto, come spiega bene la mostra allestita dal Meeting, quello del 1980 non era solo uno sciopero.

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