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Spensierato Agosto

Un uomo cammina nel tra le auto bloccate nel traffico dell'esodo estivo

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C'è quel film di Dino Risi, "L'ombrellone". Enrico Maria Salerno arriva stremato dal lavoro a Riccione, dove lo aspetta la moglie allegrona e inquieta. Si butta su un divano in albergo, e subito spunta la vecchietta rompiscatole: «Dottore, è da giorni che ho i bruciori di stomaco, gli acidi e mi scappano anche dei ruttini. Faccia qualcosa». E Salerno, tentando di liberarsi: «Io non sono dottore, ma ingegnere». Ma la vecchia, tormentandolo: «Fa lo stesso!». Ecco. C'è sempre qualcuno che ce la mette tutta per mandarti in vacca le vacanze. Che dall'italiano medio (quello che mangia il mezzo pollo della statistica e che sogna di mandare cartoline dai paradisi fiscali) vengono comunque vissute come un incubo canicolare. In due precisi momenti (andata e ritorno sull'autostrada), il nostro eroe arriva persino a invidiare quella particolare figura che magari non svolgerà professione motivante, però se ne sta da solo sul suo gabbiotto, nessuno gli rompe le scatole, ha anche la tv e tutto quel che gli chiedono è dare il resto giusto all'automobilista. La beatitudine del casellante, contrapposta alla tragedia umana dell'autista di una familiare sovraccarica con, in ordine sparso: 1) una moglie che apre continuamente il finestrino perché non sopporta l'aria condizionata; 2) la suocera che si lamenta perché si sente di troppo (e in effetti lo è, ma nessuno a bordo ha il coraggio di dirglielo) e giura che l'anno prossimo se resterà a casa sua (e qui mai muovere neppure un muscolo facciale in segno di giubilo o scoppia un Vietnam coniugale); 3) i figli che litigano fra loro, hanno esigenze urinarie quando la prossima stazione di servizio è a 82 km, e non smettono un secondo di sfidarsi con quel gameboy che emette tediosi beep-beep a un volume da concerto rock; 4) il cane che abbaia alle macchine in sorpasso e il gatto che dalla gabbietta graffia la tappezzeria della tua station wagon; 5) i bagagli in eccedenza caricati sopra il tettuccio (compreso il pentolame di casa, perché la frittura di pesce «viene meglio, con la mia padella», aveva giurato la consorte), e che sai voleranno via quando, schiantandosi orrendamente sull'asfalto, cederanno ganci e tiranti elastici intrecciati a caso, mica con la perizia di un velista dell'America's Cup.   In mezzo a questa duplice odissea stradale, il tempo del presunto relax al mare. Dove scopri che: 1) gli amici della solita comitiva ti accolgono dopo un anno con frasi incoraggianti come «hai messo su un po' di pancetta, eh?», oppure «finalmente anche a te si sono imbiancate le tempie», o ancora «sei affezionato a quella camicia, te l'avevo già vista nel '98»; 2) i prezzi dello stabilimento sono raddoppiati, che il tuo ombrellone è stato retrocesso tre file più dietro, e a mezzogiorno devi arrangiarti rubando l'ombra al vicino; 3) la quarantenne separata tuttacurve che ti ha fatto sognare per tutto l'inverno ha scelto altri lidi, e al suo posto è arrivato il colonnello in pensione che ti ripete: «oggi nessuno sa più tenere il bastone del comando», guardandoti con severità; 4) sei stato ingaggiato come rematore d'eccezione per la goliardica regata all'alba. Il nostro eroe sogna il mezzo pollo, invidia il casellante, ma tiene duro: il suo destino è quello di un Atlante che sorregge un micromondo formato famiglia. La sua destinazione non è mai una di quelle premiate dagli ambientalisti chic e birignao, le spiagge dorate delle Cinque Vele, le Bandiere Blu, le Perle dei nostri mari. No, qui c'è sempre qualcuno che esce dall'acqua sostenendo di aver visto rifiuti galleggiare, cadaveri putrefatti di boss della mafia americana che «dormivano con i pesci», colibatteri che giocavano a racchettoni sulla battigia. C'è l'ambientalista con la sua ampollina delle analisi che boccia il tuo mare, e ti viene il sospetto che lui stesso ci abbia pisciato dentro, tanto per. L'ultima, che il vacanziere leggerà sui giornali, è che ora sulle spiagge di serie B della Penisola si rischia l'effetto Louisiana: il timore di vedere cormorani incatramati sulla linea del bagnasciuga viene dalle trivellazioni petrolifere al largo delle nostre coste. Offshore. Come quei paradisi fiscali che l'eroe continuerà a sognare, fino alla prossima dannatissima vacanza. Al limite, basterebbe una casetta con angolo cottura. A Montecarlo.  

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