L'uomo c'è, ma non si vede
L’invisibilità non è più un mito. Dall’elmo di Perseo al mantello magico di Harry Potter la possibilità di sfuggire alla vista, oggi, è una realtà scientifica a portata di mano. Si può «catturare» la luce e farle attraversare un corpo solido con sofisticati congegni. Una possibilità, quella di poter diventare invisibili, che siamo sul punto di cogliere. Gli studi più avanzati sul «mantello dell'invisibilità» li sta compiendo uno scienziato italiano, utilizzando materiali antichi come l'oro e la seta. Anche se i suoi obiettivi... sono altri. Ma quale invisibilità? Mette le mani avanti Fiorenzo Omenetto, laureato a Pavia e attualmente alla Tufts University di Boston, nel Massachusetts. «Il mantello è sicuramente un'applicazione possibile - spiega Omenetto - ma la prima cosa che si potrebbe realizzare è un dispositivo impiantabile che monitora il glucosio nel sangue dei diabetici. Quando cambia il livello di zucchero il metamateriale "se ne accorge" e può inviare un segnale all'esterno. Inoltre il dispositivo potrebbe essere usato dai radiologi per "coprire" alcuni organi e vedere meglio cosa c'è sotto». Non è la prima volta che viene presentato un materiale in grado di schermare l'energia a determinate lunghezze d'onda, ma lo studio di Omenetto introduce una novità: la seta trattata con metodi in via di sperimentazione che diventa biocompatibile. Insomma può essere «cucita addosso» a una persona. Il mantello potrebbe essere impiantato direttamente in un organismo, senza provocare rigetto. Per ottenere un materiale così speciale lo studioso ha inserito in un frammento di seta di un centimetro quadrato diecimila piccole spirali d'oro. A progetti analoghi stanno comunque lavorando, con successo, molti altri ricercatori: tedeschi, inglesi e di diverse altre nazionalità, anche se utilizzando materiali meno «nobili» rispetto a quelli selezionati dall'italiano, come vetro e rame. Gli studi di Omenetto si sono concentrati sulle possibilità che ha la seta, molto più resistente persino del kevlar, di diventare il materiale del futuro. «Una volta risolto il problema di come riprodurla in laboratorio - ha scritto lo studioso con il suo gruppo su una pubblicazione scientifica - dalla seta si potranno ricavare film sottili, gel, spugne e fibre con una varietà di applicazioni. Una di queste, ad esempio, è la costituzione di fibre ottiche molto più resistenti di quelle attuali». E allora ti saluto mitologia: presto non saranno più fantascienza film come il primo, mitico, «L'uomo invisibile», del '33, tratto dal romanzo di Herbert George Wells della fine dell'800. O come «Predator», con Arnold Schwarzenegger, nel quale un alieno indossa una tuta che lo rende perfettamente trasparente. E non sono da dimenticare le applicazioni possibili nel settore della difesa. Le notizie sull'invisibilità, negli ultimi anni, si sono rincorse e, spesso, si è avuta l'impressione che su alcuni studi si sia steso un velo... di invisibilità. Alcuni ufologi sostengono che la capacità di sparire alla vista è stata già raggiunta in laboratori segretissimi negli Stati Uniti. Ma più che per gli uomini gli scienziati della misteriosa «Area 51», nel Nevada, avrebbero usato questa straordinaria tecnologia per rendere invisibili gli aerei, per farne dei perfetti velivoli spia. Ma questa, per il momento, è ancora fantascienza.