Quel salotto culturale che affascinò Lady D
MargueriteChapin Caetani, principessa di Bassiano, trasformò Ninfa da luogo d'avventura in un'oasi culturale dove molti intellettuali s'incontrarono e confrontarono. Lei che già aveva fondato a Parigi la rivista «Commerce», dove pubblicavano le loro poesie Claudel, Aragon, Ungaretti e T.S.Eliot., fu grande amica di Elena Croce, la figlia del filosofo Benedetto. Tra i frequentatori del salotto letterario presenza costante quella di Karen Blixen, anche se gli ospiti più assidui furono i letterati che scrivevano su «Botteghe Oscure», l'altra rivista voluta da Marguerite, per dare spazio alla nuova letteratura dopo gli anni oscuri del fascismo. E così passarono nella cittadella a due passi dall'abbazia di Valvisciolo Moravia, Elsa Morante, Calvino, Cassola, Ungaretti e Bassani. Ma anche scrittori stranieri come Carson McCullers, Isabel Bolton, Truman Capote, Tennesse Williams, Elizabeth Bowen, Bertold Brecht, Valery, Camus, Malreaux. Le prime foto per il libro «Giardini italiani» le scattò nel 1985, ma Marella Caracciolo Agnelli, già da bambina conosceva Ninfa perché la mamma era amica dell'americana Marguerite Caetani. Nel 1995, poi, insieme alla nipote Marella Caracciolo e a Giuppi Pietromarchi, donna Marella ha realizzato il libro «Il giardino di Ninfa» (Allemandi&C.) scattando immagini che vogliono «fermare» lo spirito dell'Oasi, tanto amata anche dal fratello Caracciolo, proprietario di una vasta tenuta a Cisterna, comune confinante con Ninfa e dalla cognata Susanna. Non mancano tra i cultori di Ninfa ambasciatori, re e regine a cominciare dalla regina madre, Elisabetta. La lontananza dai rumori cittadini, il canto degli uccelli e lo stormir di fronde che accompagnano il cammino lungo i viottoli del giardino, affascinarono la bella Diana Spencer, ben due volte ospite con il principe Carlo dell'appartamento signorile. Diana passeggiava scalza tra i fiori, mentre Carlo, grande conoscitore e amante della botanica, carpiva ogni segreto sulle fioriture a Lauro Marchetti. Qui cercava pace e qui ri-celebrò «simbolicamente» il suo matrimonio nella cappella sul viale, Paola, la principessa italiana del Belgio, dallo sguardo intenso e spesso triste, quello sguardo che «la notte faceva impazzire» Adamo, il bel cantante italiano famoso nei mitici Sixty. Chiunque passi da queste parti resta affascinato eppure, afferma l'ing. Gabriele Panizzi, presidente della Fondazione Goffredo Caetani, «il nostro obiettivo è toglierla dall'esclusività e dalla solitudine». In effetti i pilastri della Fondazione voluta da Leila prima di morire e dedicata al padre, sono, dopo il riconoscimento di Ninfa come «monumento naturale», recuperare il complesso Tor Tre Ponti per renderlo un polo culturale di riferimento della zona pontina e monti Lepini, baricentrica tra la pianura, l'oasi e il castello di Sermoneta, altra eredità Caetani. Tra le attività della Fondazione, la gestione del monumento di Ninfa che comprende, oltre il giardino storico, anche l'area rinaturalizzata di Pantanello, 100 ettari che hanno le caratteristiche, la flora e la fauna, in particolare uccelli, della palude. «È molto importante - aggiunge Panizzi - oltre che per il valore botanico-ambientale, per l'aspetto storico perché fa capire come erano le condizioni di vita prima della bonifia integrale». Anche il presidente della Fondazione Caetani è convinto che «queste perle debbano essere percepite come momenti della storia pontino-lepina, e quindi considerate in una rete di aree protette insieme a Torrecchia vecchia e Fogliano. «Questa è un'area della nostra regione di grande valore e noi, senza pregiudizi e ideologie, ma soprattutto senza sostituirci ad enti o soggetti istituzionali - conclude Panizzi - possiamo dare un contributo interessante, far conoscere e far capire come sia un bene ed una opportunità di questo territorio provinciale al di là delle visite». E ad ottobre, proprio nell'area di Pantanello, ci sarà una manifestazione per la giornata della Biodiversità proclamata dalle Nazioni Unite. Sar.Bir.