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Poveri divorziati

Albano Carrisi e Romina Power il giorno delle nozze

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È la somma che l'incazzatissima mogliettina pretende da Woods, ricavata moltiplicando per 17 (numero delle amanti accertate) la cifra di 44,1 milioni, unità di misura dei danni morali e materiali che ritiene di aver subito per essere stata serialmente cornificata. Tiger non ne sarà felice come quando manda in buca la pallina da cento metri con il suo micidiale swing. Però fa parte di quel club di privilegiati dalle cui saccocce, dopo lo scioglimento del vincolo coniugale, non scaturiscono echi come nelle grotte di Postumia. Vip che pagano cara la propria vivacità ormonale, ma che non finiscono sotto Ponte Sisto a suonare il mandolino per rimediare qualche spicciolo. Per dire, in attesa del match Berlusconi-Lario, tra i portafogli moderatamente alleggeriti c'è quello del magnate russo Berezovsky: la sua dolce Galina spera in un accordo da 120 milioni di euro, più o meno quanto l'asso del basket Michael Jordan sborsò tre anni fa per dire addio a Juanita. Ammoniva Marlene Dietrich: «Quando l'amore è finito, gli alimenti colmano il vuoto». Eccoli lì, i divorziati straniti ma non falliti: Harrison Ford, Steven Spielberg, Paul McCartney, Kevin Costner. Altri si stanno aggiungendo in queste pre: Sean Penn, Al Gore. Con meno di 50 milioni non te la cavi, a meno che i coniugi non siano tanto civili da capire che l'amore è eterno finché dura, e tanto vale non infierire. Al di fuori della cerchia hollywoodiana, separarsi tra persone normali può condurre uno dei due sul lastrico. E che sia un lutto, finanziario e psicologico, lo dimostrano le troppe tragedie familiari che affollano le cronache. Fa rabbrividire un calcolo statistico secondo cui in Italia, ogni dieci giorni, un ex marito o un ex compagno progetta un «suicidio allargato»: la follia di mettere fine al dolore e alle difficoltà sterminando la famiglia. Tragedie che aumentano con frequenza esponenziale, ma che trovano una logica terrificante nei numeri del fenomeno dei divorzi: che nel nostro Paese sono raddoppiati (nel 2008 ne sono stati registrati più di 54mila, informa l'Istat) negli ultimi quindici anni. Il matrimonio non tiene più: e occorre economizzare, industriarsi, trovare il modo per mantenere uno standard decente. Quella è la priorità: poi si vedrà come e se progettare nuove architetture amorose. Ma come fare? «Evitiamo di rovinarci», dovrebbe essere la formula magica. Peccato che non funzioni: sono prevalentemente gli uomini a ritrovarsi con un budget deficitario, mentre le donne si rovinano, sì, ma dal chirurgo plastico. Una su cinque, giurano gli esperti, prima di rifarsi una vita va a rifarsi tette o glutei dopo la separazione. E a qualunque età: l'attrazione erotica ormai macina a pieno regime anche tra gli over Settanta, e tra Viagra e silicone non c'è pace per i nonnetti. Occorrerebbe risparmiare, ma il sistema non aiuta. Giorni fa l'Ordine degli Avvocati ha sospeso dall'albo cinque professionisti di Monza che praticavano tariffe "low cost" per separazioni e divorzi consensuali: pubblicizzavano parcelle da 612 euro contro una spesa-pratica media che va dai 1500 ai seimila euro. Niente da fare: togliersi la fede ha un prezzo salato. Allora ecco le trovate della società dei consumi. A Milano, in aprile, si è svolto "Ex-Punto e a Capo", il primo salone del divorzio, dedicato a quanti volessero orientarsi nel deserto post-matrimoniale, tra gadget, corsi di "sopravvivenza" e isole "ecologiche" dove depositare quegli immondi oggetti che erano stati regalati dai parenti dell'ex: orologi a cucù, portacenere con rocce marine e copridivani all'uncinetto di cui non si sopporta più la vista. A Londra, dove il 45 per cento delle unioni finisce in tribunale, uno studio legale propone voucher prepagati per gli sposi che meditano di lasciarsi. Ma la tendenza dell'anno è quella delle cosidette "liste di divorzio": idea lanciata sempre in Inghilterra dai grandi magazzini Debenhams e poi ripresa in Francia e Italia dalla catena Fnac. Perché quando scatta il momento della divisione dei beni, l'ex partner di una vita è disposto a lasciarti il nano tirolese di legno, ma si tiene stretto il televisore ad alta definizione (di cui avevate appena pagato l'ultima rata), lo stereo, il computer. Tutto da ricomprare, e allora tanto vale compilare una lista e sperare nella generosità degli amici. Tanto, la moglie non mollerà neppure i cd: tranne quello in cui c'è quella certa canzone che sospetta abbiate cantato, in una notte di luna piena, sotto la finestra della presunta amante. Quello sì, vi verrà tirato dietro.  

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