Deneuve scandalosa
Oltrealla pellicola di apertura, «Black Swan» di Aronofsky, con Natalie Portman, Winona Ryder e Vincent Cassel (in un thriller lesbo ambientato nel modo della danza), il film che desta maggiore curiosità è senz'altro quello interpretato dalla magnifica Catherine Deneuve. Dopo la parentesi di «Le Refuge», il regista François Ozon ha fatto ritorno sul set belga del suo «Potiche» per riunire la Deneuve con Gérard Depardieu. I due attori recitano per l'ottava volta insieme, in una storia che vede nel cast anche Fabrice Luchini, Karin Viard e Judith Godreche. Ispirato all'omonimo romanzo di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy, ambientato nella provincia francese di fine anni '70, racconta la vicenda di Suzanne (Deneuve), moglie di un ricco e spietato industriale (Luchini), che, in seguito ad uno sciopero e al sequestro del dispotico e dittatoriale marito da parte dei suoi operai, si ritroverà a sostituirlo alla guida della fabbrica quando lui, provato dagli eventi, lascerà la città per rimettersi in sesto. La donna, all'apparenza dimessa, si rivelerà sorprendentemente acuta, concreta, piena di iniziativa e, con l'aiuto di un deputato di sinistra suo ex amante (Depardieu), riuscirà a riportare la pace sociale nell'azienda umanizzandone le dinamiche del lavoro. Simbolo dell'eleganza francese, musa di Yves Saint Laurent che l'ha vestita nella vita e sulla scena fin da «Bella di giorno» di Bunuel, Catherine Deneuve cambia look per «Potiche» (in concorso a Venezia). Tuta da jogging rossa con le classiche strisce bianche sulle maniche e lungo i pantaloni, scarpe da ginnastica e bigodini in testa trattenuti da una retina. Così, l'ha voluta il regista (che l'ha già diretta in «8 donne») per il ruolo di Suzanne, moglie casalinga di un ricco e insopportabile industriale del nord della Francia. Un clichè che potrebbe piacere poco alle vetero femministe, almeno all'inizio. Ma basterà pazientare davanti al grande schermo per vedere la riscossa della donna. Tanto che «Potiche» potrebbe trasformarsi in un film ultra trasgressivo. Quando il marito, tirannico con la moglie, ma anche con l'amante (Karin Viard) e la figlia (Judith Godreche), oltre che con gli operai della sua fabbrica di ombrelli che dirige con pugno di ferro, è sequestrato dai dipendenti nel corso di uno sciopero, è costretta a prendere le redini. La remissiva moglie che tutti, compresi i figli, considerano una «potiche» (ovvero al pari di un vaso decorativo che non serve a nulla) esce dal guscio, si rivela un'eccellente donna d'affari capace di conquistare la fiducia di tutti. Trionfando sul maschilismo anche grazie alle sue doti sensuali di over sixty. E quando Robert tornerà da un periodo di riposo, le cose si complicheranno, tanto che la promiscua seduzione di Catherine esploderà in tutte le sue sfaccettature. A scaldare l'immaginario erotico a Venezia ci sarà anche (in concorso) il francese «Happy Few» di Anthony Cordier, riflessione sul fallimento della rivoluzione sessuale che non lesina scene esplicite di sesso estremo: al centro due coppie apertissime (interpretate da Marina Fois, Elodie Bouchez, Roschdy Zem e Nicolas Duvauchelle) che tentano di ridare vitalità ad una convivenza a quattro, per poi ritrovarsi nei ritriti clichè delle coppie borghesi. Incesto e prostituzione, con un padre che va con una prostituta sapendo che è sua figlia, sono invece al centro dell'indiano «That girl in yellow boots» (fuori concorso) di Kashyap, che ha già problemi di censura nel suo Paese. Oltre al trasgressivo «Venus Noire» di Kechiche, altra pellicola hot sarà quella di Vincent Gallo, «Promises written in water», che il regista interpreta con Delfine Bafort, Stage Stallone (figlio di Sly) e Lisa Love. Ancora sesso, etero, gay e bisex, nel triangolo amoroso del film in concorso tedesco, «Drei» di Tom Tykwer, dove un estraneo si inserisce in una relazione di coppia etero e flirta con entrambi i partner. Di sesso si parla anche nell'adattamento cinematografico di «Barney's versino» di Richard J. Lewis, con Dustin Hoffman in una scena memorabile consumata in un bordello. Non mancano ciak sexy nemmeno in «Somewhere» di Sofia Coppola, con Benicio Del Toro e le nostre icone che trasudano sensualità dal piccolo e dal grande schermo, Simona Ventura e Laura Chiatti.