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Massimo Ranieri, farà De Filippo in tv.

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Teatroin prima serata, una grande sfida. Dove? Negli studi di Napoli. Così potrò anche stare a casa con mia mamma. Quando? Giriamo da settembre. La prima puntata andrà in onda a fine ottobre e sarà "Filumena Marturano". Seguiranno "Questi fantasmi" a metà dicembre. A gennaio "Sabato, domenica e lunedì", in febbraio "Napoli milionaria". Perché? Eduardo perché è uno dei più grandi autori del Novecento italiano, è importante farlo conoscere al grande pubblico, specie ai giovani. Bisogna riportare la gente seduta sul divano a seguire la parola parlata. L'ultima volta che Eduardo è andato in onda è stato 35 anni fa. La vita è sempre più bella di un film? Sì, forse la mia sì. Anche se è iniziata in bianco e nero. Ma poi sono stato fortunato. Faccio il lavoro che sognavo da ragazzino, quando mi affacciavo dal finestrone del palazzo di Santa Lucia e vedevo le navi che andavano e venivano. Massimo e i napoletani. Sono tanti anni che vivo a Roma. Ma Napoli è la mia città e la amo con tutti i suoi pro e i suoi contro. Mi ha dato tanto, per me è linfa vitale, fonte d'ispirazione. Il quartiere Santa Lucia. Quello dove sono nato. Tra i suoi vicoli sono cresciuto insieme con i miei fratelli e i miei amici. Quelli che mi minacciavano di buttarmi in acqua se non cantavo. Dal ricordo di quei momenti è nato il titolo del mio primo dvd e di «Canto perché non so nuotare...da 40 anni», lo spettacolo arrivato alla replica numero 500. La sua infanzia? Vissuta in una famiglia modesta ma serena. Mia madre era una donna tutta d'un pezzo, non voleva che cantassi, per lei era importante il posto fisso. Si è ricreduta quando ha capito che la musica era il mio futuro. Mio padre si alzava alle quattro, era operaio all'Italsider. Mi ha sempre sostenuto e spronato ad andare avanti. Massimo Ranieri sta per...Calone. Giovanni Calone adolescente, Massimo Ranieri cinquantanovenne. Mai cambiato, sempre caparbio e onesto. È stata la casa discografica a decidere il mio nome d'arte. In un primo momento solo Ranieri, poi si è aggiunto Massimo. La prima volta che ha cantato. A otto anni, per una festa in casa, come si diceva allora. Un battesimo o una comunione. La prima volta su di un palcoscenico teatrale. A 13 anni in America col grande Sergio Bruni. Ero un po' servo di scena. Ma aprivo lo spettacolo cantando un paio di canzoni napoletane. La prima volta in televisione. A Settevoci con Pippo Baudo. La prima volta su un set cinematografico. Metello, con la regia di Bolognini. Grande emozione ma anche con la paura di non farcela. A chi deve dire grazie? A tutti i miei maestri. Oltre a Bolognini, Strehler, Patroni Griffi, Visconti, De Lullo, Scaparro. Quando ha capito di essere un artista di successo? Forse ancora non l'ho capito. Sono un operaio dello spettacolo. Come diceva Totò. Si vince col cuore o con la testa? Certamente con tutti e due.

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