Anni ruggenti

Il Summer Jamboree di Senigallia è entrato nella sua seconda decade con un successo di pubblico straripante. Ad aprire la XI edizione il concerto di James Burton, storico chitarrista di Elvis Presley e padre bianco della Telecaster, suo strumento preferito. Una rassegna che rappresenta ormai un classico raduno internazionale di tutti gli appassionati di rock and roll e che raggiungerà il suo culmine nella serata di venerdì, quando a salire sul palco saranno Chuck Berry e Wanda Jackson. 83 anni, cantante, chitarrista e compositore, Berry è il profeta del rock, il primo ad inserire nella metrica frasi di tutti i giorni, termini d'uso dei teenagers; 75 anni la Jackson, che debuttò a Memphis intorno alla metà degli anni Cinquanta nella stessa etichetta di Elvis Presley. Sarà una nottata interminabile, sostenuta dai fans del genere - le due esibizioni sono in esclusiva europea - quelli maggiormente itineranti, agguerritissimi, abituati a seguire i loro beniamini in ogni angolo del mondo ma anche dal pubblico dei giovanissimi, che in questo genere vedono dinamismo e semplicità, trasparenza ed energia. È quella la doppia anima del Jamboree: l'alto profilo del cast da veri intenditori ma al tempo stesso un'articolazione popular che ne ha decretato il successo di pubblico non specialistico. Dunque rock and roll bianco e nero, con diramazioni rockabilly e country, sfilate di auto d'epoca, bikers, standistica di vestiti e modernariato, stage di ballo con i migliori maestri internazionali, un incredibile clima di entusiasmo che ha fatto di Senigallia una delle capitali del settore. Ad incuriosire, oltre alla musica, il look degli oltre ventimila appassionati che si stanno riversando in questi giorni sulla "spiaggia di velluto", con una spasmodica attenzione ai dettagli, decretando rigorosamente out tutte le citazioni post 1962. Vedere ballare i ragazzi - e per la verità anche i meno ragazzi - alle prese con jive, lindy-hop, boogie-woogie, stroll e rock and roll restituisce un senso di allegria, quando la musica esprimeva soprattutto gioia di vivere e non era schiava delle programmazioni radiofoniche. Al Jamboree si balla tutto il giorno: la mattina al "Mascalzone", il lido trasformato in una sorta di american graffiti a cielo aperto, il pomeriggio al Tex-Mex (punto d'incontro fra cucina piccante di confine e danze con musica dal vivo) e la notte alla storica e restaurata Rotonda, dove volteggiano maestri e allievi, rigorosamente con vestiti d'epoca, e dove non si chiude mai prima delle sei di mattina. Una manifestazione di enorme successo popolare in grado di rivalutare il gusto del ballo. Se la strage di Duisburg ha definitivamente seppellito la cultura della musica house, rave ed elettronica, oggi la promessa del piacere arriva da generi afro-americani già in voga decenni fa, i quali, senza subire grossi sconvolgimenti, hanno dimostrato che non è necessario ballare solo sulle rovine del futuro e sulla disperazione dell'alienazione elettronica. Al contrario, si può prendere spunto dai balli del Savoy di Harlem degli anni Quaranta o dai Moondog di Alan Freed, il disc-jockey che inventò il rock and roll. In fondo, come ebbe a dire Little Richard, l'interprete di "Tutti frutti", non è importante la barca ma l'onda. Quella del rock and roll, grande subcultura giovanile trans-generazionale, non è mai stata così vivace.