Il settentrione ladrone che ruba pure i frantoi
Regola numero uno: non date retta ai libri profusi nelle scuole. Questa sera a cena chiedete a vostro figlio il suo sussidiario o se più grande il suo testo di storia, cercate nell'indice rinascimento italiano, prendete il blocco di pagine con mano ferma e strappatelo. Poi bruciatelo, usatelo per incartarci le uova o meglio lo mettete in una busta sigillata e lo mandate ad un qualunque cittadino che abita il settentrione d'Italia con una piccola lettera d'accompagnamento nella quale scriverete: «Riprendetevi questa cartaccia. D'ora in poi la nostra storia la riscriviamo noi». Una sola avvertenza: prima di fare tutto ciò entrate in una qualunque libreria e acquistate il libro di Pino Aprile, giornalista e scrittore, dal titolo «Terroni» (Edizioni Piemme, pag.308). Mi raccomando, iniziate la lettura comodi e lontani da un qualunque settentrionale, perchè rischiate a pagina sette di prenderlo a schiaffi in pubblico. Pino Aprile, pur non essendo uno storico di fatto, racconta nel suo libro di come i piemontesi hanno conquistato il sud Italia. Insomma, non tiriamola troppo per le lunghe e andiamo al dunque: Aprile, nel suo «Terroni», racconta di una conquista feroce con lo scopo da parte dei Savoia di prendersi le ricchezze del regno Borbone. Ma questo non basta, perché sfogliando le pagine viene la pelle d'oca a scoprire che i nostri meravigliosi soldati dell'Italia unita passavano per le città del meridione e le bruciavano, saccheggiavano e fucilavano tutti i suoi abitanti perché briganti. Aprile racconta di donne legate agli alberi con le gambe divaricate per l'uso dei soldati, manco fossero latrine, di meridionali chiusi nelle loro case prima di darvi fuoco e del primo campo di concentramento in Europa fatto apposta per i meridionali. Una lettura che ha già conquistato il grande pubblico, da giorni «Terroni» è primo in classifica, e che se pur difetta di una verità storica assoluta, riaccende l'anima e la memoria dei meridionali. Ma la storia di quegli anni non è solo colma di storie di uomini sciolti nella calce, di eccidi di massa e teorie pseudo scientifiche che volevano dimostrare come i meridionali fossero meno intelligenti di quelli del nord, ma anche di una disfatta economica che ha cambiato il corso della storia. Quando il regno dei Borboni fu preso dai piemontesi era il terzo stato industrializzato d'Europa, certo non era un'avanzata democrazia, ma i meridionali stavano bene tanto che nessuno se ne andava da quelle terre. Poi, guarda caso, dopo l'unità d'Italia iniziò l'esodo verso il nord Europa e le Americhe. «Terroni» è un libro ricco di curiosità e di orribili misfatti, raccontati con quella ironia (tutta meridionale) che nella tragedia riesce a trovare un senso. Un libro che segnerà un cambiamento radicale e che darà il via ad un nuovo sentimento d'aggregazione dei popoli del sud, poi sei fucili li imbraccia il meridione la cosa diventa seria, non come le sparate populiste del nord, con il rischio di cadere in facili strumentalizzazioni. Resta il fatto che il "nord ladrone" ha rubato tutto quello che poteva, perfino trecento frantoi, per poi raccontarci la favola di Roma ladrona e del sud pieno di mafiosi e cattiva gente. Tanto che un noto esponente della Lega un giorno durante un'intervista mi disse: «Per risolvere la questione meridionale bisognerebbe arrestare 1000 persone a caso, che siano innocenti o colpevoli e mandarci l'esercito. Fidati solo così vi risolleverete». Arieccoci, il lupo perde il pelo ma non il vizio. E l'hanno chiamata Unità d'Italia