La fede perde la bussola
Ildogma del monoteismo recita «Dio è in ogni luogo». Ma da sempre le religioni fanno dei luoghi santi le loro stelle polari. Così era nella Antica Grecia dove il Monte Olimpo rappresentava il centro di gravità di tutto il pantheon pagano. Gli egiziani costruivano i loro templi e le tombe dei re rivolti verso Est così da cogliere i primi raggi del sole, il dio Ra, che tanta importanza aveva nella vita delle dinastie del Nilo. Non è un caso che le chiese dell'ortodossia costruiscano le loro basiliche verso Gerusalemme e gli ebrei recitino le Amidà, le preghiere benedicenti, tre volte al giorno, volgendo lo sguardo in direzione del Tempio di Re Salomone. Un rito che vuole ricordare così gli antichi sacrifici di animali che venivano consumati sull'altare del tempio a Gerusalemme. È significativo scoprire che a perdere la bussola siano proprio coloro che l'hanno trasmessa dalla Cina nel Mediterraneo. Gli arabi infatti, quelli dell'Arabia Saudita, la terra delle sante moschee di Medina e de La Mecca, scoprono improvvisamente di aver pregato per anni sbagliando direzione. Per dieci anni, infatti, i fedeli di un villaggio dell'Arabia Saudita hanno pregato nella direzione sbagliata, rivolgendosi non alla Mecca, la città santa dove sorge la Kaaba, ma nella direzione opposta. A rivelare l'errore è stato un quotidiano locale, spiegando che i fedeli della moschea di Hadda, 20 chilometri a nordovest della Mecca, hanno rivolto per un decennio le loro cinque preghiere, le salat, quotidiane verso nord e non verso sudest. Per rimediare all'errore, gli imam della moschea hanno già provveduto a spostare i tappeti nella giusta direzione, in modo che i fedeli si rivolgano ora verso la Kaaba, il «cubo» che si trova al centro della Mecca e costituisce il luogo più sacro dell'Islam. Errore analogo per i musulmani dell'Indonesia Paese dove maggiore è la concentrazione di fedeli di Maometto. Per molti mesi i musulmani di quel Paese hanno pregato nella direzione sbagliata, mancando di quasi 1.600 chilometri La Mecca. I credenti, hanno così, inviato le loro preghiere verso la Somalia e non verso l'Arabia Saudita dove si trova la città santa in cui nacque il profeta Maometto. Ogni giorno decine di milioni di musulmani si rivolgono verso la città dell'Arabia Saudita per indirizzare le loro preghiere. Un membro del Mui, il Consiglio degli ulema indonesiani - i dotti musulmani che studiano la religione - ha ammesso lo sbaglio dovuto a un errore di calcolo compiuto lo scorso marzo quando le autorità religiose fornirono indicazioni ai fedeli sull'orientamento da assumere per pregare verso la Mecca. Gli ulema si sono accorti dell'errore dopo una serie di studi, condotti in collaborazione con alcuni astronomi. La ricerca ha dimostrato che i fedeli indonesiani pregavano verso la Somalia e il Kenya e non verso la Mecca, che si trova quasi a 1.600 chilometri più a nord. L'errore non ha, comunque, compromesso l'efficacia delle preghiere, precisa uno dei membri del Mui: «Allah comprende gli errori degli umani. Allah ascolta sempre le loro preghiere». Per evitare episodi simili in futuro, il sito web del Mui invita i fedeli a consultare Qibla Locator, un sito che fornisce la giusta direzione verso cui pregare in base alla propria posizione geografica.