Elton John nella fattoria di Orwell
Napoleon, Palla di Neve, Boxer, il Vecchio Maggiore e Clarinetto. Nella «Fattoria degli animali» di orwelliana memoria c'è spazio per cani, cavalli, maiali, corvi e pecore. Finora, però, non c'era quasi mai stato spazio per la musica. Allora è sceso in campo quel vecchio marpione di Elton John che, dall'alto dei suoi 63 anni di successi e note, si è messo in gioco in prima persona. Non da solo, però. Il musicista britannico sta collaborando con Lee Hall, con cui aveva già realizzato il musical «Billy Elliot». Questa volta i riflettori non saranno puntati su ballerini in erba che sognano in grande ma su dittature e utopie tradite. In una sola espressione distopie totalitarie. Il musical sulla «Fattoria degli animali» debutterà al West End di Londra, dove già se ne parla come di un successo annunciato. «Ci stiamo lavorando da due anni - ha detto Hall - poi abbiamo smesso per problemi con i diritti sull'opera e ora abbiamo ripreso e credo ci vorranno almeno altri due anni prima che sia pronto». La novità e la sorpresa del progetto nasce proprio dalla strana coppia formata dallo scrittore anglo-indiano e dal «Rocket Man». Montagne di occhiali multicolori non hanno fatto perdere al cantante la voglia di mettersi in discussione e provocare. Cosa significa oggi mettere in scena una storia come quella di Orwell? Perché farlo oggi, quando sembra che la parabola dei totalitarismi sia ormai giunta al capolinea? Per questo occorre fare un passo indietro e ripercorrere una strada tutta inglese. Se è vero che Orwell era certamente di origini marxiste e filosocialiste, è altrettanto vero che ebbe posizioni fortemente critiche nei confronti di Stalin e della sua Unione Sovietica. Negazione delle libertà fondamentali della persona, propaganda e controllo del pensiero assurti a pilastri dell'intera organizzazione statale. E soprattutto tradimento delle utopie. Sono questi gli elementi che fecero allontanare inesorabilmente lo scrittore dall'orizzonte dell'Urss. E sono proprio questi gli elementi che creano il punto di contatto con la moderna Inghilterra di Sir Elton John. Il musicista nato nella Grande Londra non ha certo remore a parlare di diritti individuali e lotta al totalitarismo. D'altronde non fu proprio l'Inghilterra a dotarsi quasi mille anni fa di un primo abbozzo di Costituzione? All'ombra del Regno Unito le prese di posizione antitotalitarie sono all'ordine del giorno. Ma il progetto di Elton John e Lee Hall potrebbe avere anche altri risvolti e più attenti riferimenti all'attualità. L'orwelliano «sonno della ragione» e l'arrogante e insaziabile brama di potere potrebbero riuscire a descrivere anche alcune deviazioni delle moderne democrazie occidentali. Ed è proprio questa la grande modernità di Orwell e della sua fattoria. Dopo la morte di Stalin e il fallimento del comunismo e dell'utopia socialista, chi è il nuovo Napoleon? Chi si nasconde oggi dietro le sembianze del verro pronto a tradire gli stessi ideali grazie ai quali ha conquistato il potere? Chi è il novello Palla di Neve che, dopo la sconfitta, diventa il capro espiatorio di tutti i fallimenti della società? E soprattutto quali sono gli animali che diventano più uguali degli altri? Chissà se a tutte queste domande il musical di Elton John sarà in grado di dare una risposta. Certamente sarà l'occasione per porci altri quesiti e per entrare nuovamente nell'universo orwelliano. Forse uno degli scenari letterari più saccheggiati di ogni epoca ma, anche per questo, in grado di parlare a tutti noi. Sempre. E da domani anche in grado di farci cantare e ballare all'ombra di un teatro del West End londinese.