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«Io, tra tipi immaturi e nuovi comici scalmanati»

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Ambra Angiolini di sogni nel cassetto ne ha a bizzeffe, di progetti ne possiede altrettanti: una fiction con Abatantuono, un film con Raoul Bova. E una vita privata ricca e impegnativa. Quest'estate si concederà un po' di relax. «Con i bambini (ne ha due, ndr) siamo in vacanza», afferma dopo aver stretto in pugno l'ambito Giffoni World 2010 per la recitazione. Ambra, quando la rivedremo in tv? «Per il momento come conduttrice non ci sarò». E come protagonista di fiction? «C'è un progetto per Italia 1, che si chiamerà "All stars" (venti episodi, ndr). È qualcosa di diverso, un esperimento tutto nuovo con tantissimi attori comici: da Diego Abatantuono a Fabio De Luigi. Io faccio la moglie di Fabio De Luigi». Sogna di lavorare con... quale regista? «In Italia ce ne sono tantissimi, dai più giovani ai più desiderati. Dirne uno sarebbe riduttivo: ma ce ne sono tanti per cui varrebbe avere anche solo un piccolo ruolo». Come le è sembrato il Festival Giffoni? «Mah, guardi, è stata un'esperienza sorprendente, un festival delicatissimo. E poi entrare in sala con tremila ragazzi che ti osservano... È un colpo d'occhio non facile da superare. Un'esperienza bellissima». Accende la tv, cosa sceglie? «In questo periodo non la guardo, perché con i bimbi siamo in vacanza e poi non è che ci sia questa grande programmazione.... La sera si esce. La tv mi sembra un oggetto più invernale, mi fa caldo». Cinema, è impegnata in...? «Ci sono tre film in uscita. Il primo è "Immaturi", di Paolo Genovese con Raoul Bova, è una commedia condita da tanti sentimenti. Si parla anche della vita liceale. Un periodo che mi fa rivivere i miei diciotto anni». Trova spazio per la sua vita privata? «Bè, è la vita privata che si fa spazio. I miei figli non mi mollano un attimo e per me è lo stesso. Siamo attaccatissimi». Un consiglio a un giovane attore. «Prima di tutto di non prendere consigli da me. Poi di cercare di guardare, di rubare con gli occhi: credo che la felicità occorra anche rischiarsela. È necessario non credere mai di essere arrivati e quindi cercare la bellezza del viaggio». Rifarebbe "Non è la Rai"? «Oggi più che mai. Ripartirei sempre da là perché è proprio quello che mi ha resa unica. È stato un po' come fare un reality, inconsapevolmente».

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