DiCaprio ladro di sogni
Da ragazzino ribelle e iperattivo, cresciuto tra i tossici di Echo Park a Los Angeles, a divo d'eccellenza in attesa per l'Oscar. Leonardo DiCaprio è il simbolo dei sogni che si realizzano nel segno del «nulla è impossibile». Da super star planetaria a divo ambientalista che dedica gran parte del suo denaro e del suo tempo a viaggi ecologici in Sud America, realizzando documentari e promuovendo sul suo sito internet la salvaguardia di piante e animali in via di estinzione. Figlio di un editore di fumetti underground di origine italiana e di una casalinga tedesca, leggenda vuole che debba il suo nome al fatto che, ancora nel grembo materno, avesse scalciato proprio di fronte a un dipinto di Leonardo Da Vinci nella Galleria degli Uffizi, a Firenze. Poco dopo la sua nascita, però, i genitori divorziarono e Leo venne cresciuto dalla nonna. A soli 5 anni fu catapultato in uno show televisivo, ma subito allontanato dal programma per la sua maleducazione e i suoi comportamenti scorretti. La sua cattiva fama lo ha accompagnato fino a pochi anni fa: attore indisponente che mette a ferro e fuoco set e stanze d'albergo, l'attore ha denunciato la rivista Playgirl per aver pubblicato le sue foto nudo in spiaggia. A Manhattan, lui e i suoi amici hanno picchiato l'attore Roger Wilson, dopo che proprio DiCaprio aveva fatto della avances oscene alla fidanzata di questo, l'attrice Elizabeth Berkley. Sguardo impenetrabile, fronte ampia e fisico rotondetto, DiCaprio è uno degli ultimi pochi attori che condivide qualcosa con i suoi personaggi. L'antistar, famosissima per i suoi celebri rifiuti cinematografici (da «American Psycho» a «Harvard Man», dal ruolo di «Spiderman» a quello di Anakin Skywalker nel II e III episodio della saga di «Star Wars»), non ha mai perso la sua fama da rubacuori. Passa da Juliette Lewis a un immenso stuolo di modelle, fino a Demi Moore, Naomi Campbell, Mariah Carey, Paris Hilton, Kate Moss e Eva Herzigova, diventando causa del suo divorzio dal marito. Lasciatosi alle spalle periodi di sbandamento dove veniva etichettato come un tossicodipendente sessualmente ambiguo, il suo mito si rafforza dopo il successo di «Titanic», nella memorabile scena in cui allunga le braccia a Kate Winslet sulla prua del transatlantico più sfortunato del mondo, sotto le note di «My heart will go on» di Celine Dion. E grazie al successivo sodalizio con Martin Scorsese (Gangs of New York, The Aviator, The Departed e Shutter Island), diventa inarrivabile e non sbaglia un film. Fino all'ultimo «Inception» di Christopher Nolan, dove realtà e sogno si mischiano fino a diventare una cosa sola. Si inneggia al capolavoro mentre l'esordio ha già sbancato il botteghino americano con 60 milioni di dollari e in Italia è atteso per il 24 settembre. Stavolta, DiCaprio è uno spione che ruba idee e sogni dalle menti dei magnati industriali grazie ad una potente droga e un avveniristico apparecchio: i sogni possono essere condivisi come le informazioni su Internet. In questo mondo tutto è possibile: 5 minuti durano un'ora, un regno può essere conquistato nel tempo che una macchina impiega a uscire fuori strada e i sogni si realizzano davvero. Anche senza quel fattore C che da sempre accompagna l'attore protagonista, che in molti hanno definito il Marlon Brando del Terzo Millennio. Ma, nonostante si travesta da ladro di sogni, a sorpresa, DiCaprio ha detto che non è «un gran sognatore. Non ricordo molti sogni, eppure recentemente, non saprei dire nemmeno come sia successo, ho cominciato a manipolare le situazioni. Credo che questo fatto sia legato al film». Del cast fanno parte anche Ken Watanabe, Marion Cotillard ed Ellen Page e per chi non avesse ancora visto il film, la Warner Bros ha già tirato fuori un fumetto, «The Cobol Job», con DiCaprio sempre al centro della scena.