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Abissi indomabili

Pirati dei Caraibi, Jack Sparrow (Johnny Depp) lotta contro il Kraken

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Sbuffa, si ribella, si divincola. La forza che gli viene dagli abissi non conosce freni. Via ogni catena. È un mostro indomabile nel pegaso più profondo. Eccola, la furia marina del 2010: si chiama pozzo di petrolio nel Golfo del Messico. Sputa veleno da mesi, nessun gigantesco tappo riesce a chiudergli la bocca di fuoco. Mette in scacco Obama e la prima potenza mondiale. Ieri di nuovo il turacciolo approntato dalla Bp è saltato. Un'altra falla. E i tentacoli della marea nera hanno ripreso ad artigliare l'azzurro. Gli yankees che col primo presidente nero speravano in un nuovo sogno americano sono impotenti. John Fitzgerald Kennedy avviò la conquista della Luna, centrata 40 anni fa. Ora non riescono ad aver ragione del mare. Non c'è diavoleria tecnologica, braccio meccanico, input elettronico che tenga. Indomabili profondità, cataclisma dalle viscere della terra che travolge ecologi e politici insieme. Angelo sterminatore, drago nascosto sotto le placche tettoniche che si risveglia, stanco di essere violato. Un incubo nell'immaginario collettivo. Materializza l'ossessione del male. Rimanda ad altri mostri, quelli del mito, della letteratura, delle tradizioni. L'enigma del lacustre Loch Ness fa quasi ridere. Quell'uncino scuro sul quale i sudditi di Elisabetta fanno affari solo perché ogni tanto qualcuno lo vede sbucare dalle acque brumose della Scozia è l'orrido meno credibile. Invece fa tremare il calamaro gigante, che continuano ad avvistare tra le onde di tutto il mondo. La piovra, il kraken come lo chiamano in Norvegia, imperversa. A San Diego, in California, ha terrorizzato i bagnanti e creato un altro problema al muscoloso governatore Schwarzenegger. Il calamarone va così di moda in Occidente che in Oriente non hanno potuto fare a meno di copiarcelo. La cinese Cctv poi si è sbilanciata con un video amatoriale. Ecco enormi pesci sguazzare nelle acque del lago Kanasi, profondo 180 metri. Un prof dell'Istituto di protezione ambientale realisticamente obietta che è una delle otto specie di salmoni locali ma palpita la radiocronista mentre commenta: «Le due creature sembrano una flotta». I pescioni rientrano certamente nelle 180 «bufale» catalogate da Bernard Heuvelmans, zoologo belga accanito nello smontare i casi di mostri marini. E però ce ne sono altri 350 che egli stesso definisce affascinanti. Il catalogo è questo, direbbe Don Giovanni: serpente di mare, coccodrillo gigante o sauro, foche, squali-ventri gialli, cavalli marini con groppe da horror. L'habitat sono i mari tropicali. Le mega anguille amano le fosse sottomarine e salgono in superficie prima di morire. Fantasticherie. Meglio, fantasmi tirati fuori dai precordi. Dal nostro cuore di tenebra, per dirla con Conrad. Gli zoologi smontano le allucinazioni, dicono che quei mostri altro non sono che carcasse di balene deformate dalla decomposizione dei tessuti. Ma ci piace pensare a creature violente, a fauci indomabili nel mare nero. Per esorcizzare timori ancestrali. Così, non ci stancheremo mai di leggere del capitano Nemo di Verne o dell'Achab di Melville. Delle «Ventimila leghe sotto i mari» (80 mila chilometri) percorse dal sottomarino Nautilus in fuga dal calamaro gigante incontrato per la prima volta in Giappone. E della sfida contro il «demonio» Moby Dick, la balena bianca che perseguita i marinai, l'eterna sfida al male. La stessa di Ulisse e degli Argonauti contro le sirene, mostri questa volta sensuali. Gli esperti le identificano in una specie di mammifero marino, il dugongo, un tempo sistemato nel Mare Nostrum. Peccato ridurle così. Meglio restare ancorati al mito greco: erano figlie delle muse Calliope, Tersicore e Mnemosine o generate da tre gocce di sangue perse in combattimento dall'eroe Acheloo. «Naviga da me/naviga da me/lascia che ti avvolga./ Sono qui/ sono qui/ aspettando di possederti...», canta ai primi del '900 la donna-pesce di William Waterhouse. Un incanto lasciarsi vincere dal prodigio del Mediterraneo. Altra angoscia oltreoceano, nell'Atlantico violato dalla marea nera. Oscurato dal pozzo di Macondo. Che purtroppo è ben altro dal paese immaginato da Garcia Marquez.

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