«Giù le mani dalla nostra lingua»
«Lalingua italiana non si tocca». Questa la reazione del direttore della Società Dante Alighieri, Alessandro Masi, alla proposta del presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, di eliminare l'italiano e lo spagnolo per restringere a francese, inglese e tedesco le lingue con valore legale nel brevetto europeo valido nei 27 Paesi membri. Direttore Masi, come si è arrivati a escludere l'italiano dalle traduzioni delle conferenze stampa del Parlamento europeo? «È una situazione inaccettabile. Siamo alle solite e vogliono ridurre la comunicazione a un trilinguismo strisciante anglo-franco-tedesco. In questo modo creerebbero l'Europa di serie A e noi con gli spagnoli e il resto dei Paesi andremmo nelle fasce si serie B. Quando poi l'apporto della cultura italiana al mondo è evidente, la nostra lingua è base e fondamento imprescindibile della cultura e della coscienza europea: Dante è parte del sapere mondiale. Inoltre, siamo tra i primi fondatori della Comunità europea e facciamo parte del G8». Si dice che i costi per le traduzioni siano troppo alti per sostenere tutte le lingue nel Parlamento europeo... «È una mezza scusa. Il costo è equivalente a una tazzina di caffè per ogni cittadino europeo. In realtà, la discriminanza è forte». Quali danni provocherebbe l'assenza della nostra lingua in Commissione Europea? «Non si può prendere atto passivamente dell'istituzionalizzazione del suo ridimensionamento a favore di inglese, francese e tedesco. Anche il lavoro dei nostri giovani verrebbe penalizzato. Ho già mandato diverse denunce a Diamandarus, mediatore europeo, mentre sul sito internet della Commissione europea non c'è più l'italiano. Questo significa che i nostri giovani saranno obbligati a fare domande per i vari concorsi in lingua straniera. E anche nei certificati di brevetto la nostra lingua sparirà, un altro problema per le nostre industrie. Purtroppo, è pur vero che spesso siamo assenti dai tavoli di lavoro: l'altra settimana, a Strasburgo in una conferenza dei linguisti europei per discutere sulle direttive in materia d'integrazione con gli immigrati, eravamo solo noi della Dante Alighieri e l'università di Perugia». Come si può contrastare questa decisione di Barroso? «Bisogna continuare a lottare, sensibilizzare le scuole, i giovani e i politici. E se escludessero l'italiano occorre avere il coraggio di alzarsi tutti in piedi e andar via dal Parlamento europeo. Dobbiamo difendere il futuro della lingua ed essere più presenti; utilizzare i fondi europei, ad esempio, non lasciare 41 miliardi non spesi nel sud. Ma seguire il modello della Calabria, dove dei ragazzi hanno creato il polo museale cosentino proprio grazie ai fondi europei. Intanto, c'è una convenzione tra noi della Dante Alighieri e la Farnesina per fare le denunce e mandare avanti la battaglia per rivendicare il diritto di essere un Paese europeo di serie A. Altrimenti, saremo penalizzati e i ragazzi italiani avranno maggiori difficoltà a lavorare in Europa». Din. Dis.