La morale della tv
Un cofanetto di 4 volumi (con gli Atti di tre seminari e un Abstract sintetico) su «Servizio pubblico e Opinione pubblica» raccolgono delle riflessioni sullo stato della tv in Italia e il ruolo della Rai. A presentarli la Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e il presidente Sergio Zavoli, mentre si snocciolano i risultati audience di un anno ricco di soddisfazioni per i vertici di Viale Mazzini. Tra i programmi di spicco più amati dal pubblico troneggiano, oltre alla prima partita dell'Italia contro il Paraguay ai mondiali di calcio, Sanremo presentato da Antonella Clerici, la fiction «Un medico in famiglia 6» e la commedia «Tutti pazzi per amore 2». Presidente Zavoli, quali tra questi programmi le piace di più? «Farei un torto a tutti gli altri se ne nominassi uno solo. Io guardo la tv nel suo insieme, anche se l'intrattenimento, in genere preferito dal pubblico è una parte essenziale della comunicazione». Quanto e come è cambiato il modo di usare la lingua attraverso la tv? «Nel Dopoguerra la televisione è stata fondamentale per unificare i dialetti del Paese. Ma dopo tanti gerghi e deformazioni lessicali occorre ora una restaurazione che migliori in tv la nostra lingua, prima sostanzialmente tradita e consegnata alla facile utilizzazione di un linguaggio quotidiano». Altra questione scottante è l'immagine femminile, che viene spesso mercificata in televisione... «Anche in questo caso occorre un'autorità che che vigili sull'importanza del ruolo femminile, a costo di usare maggiore severità. E allo stesso modo, è fondamentale rivolgersi alla gioventù e toglierla dal suo stato apparentemente "insignificante" per offrire ai giovani maggiori opportunità e migliori offerte culturali, perché sono loro il futuro del Paese». Qual è il segreto per unire in tv audience e cultura? «Il giorno in cui tutto fosse devoluto a uno sterminato servizio da dover rendere ai nuovi miti della facilità e dell'audience, a chi resterebbe il compito di tutelar i valori, i bisogni civili, culturali e morali della cittadinanza? Non si tratta di chiedere a una tv, e in particolare a quella del servizio pubblico, di stendere sul Paese un velo di bigottismo, ma di coinvolgere i doveri di chi - diceva Benedetto Croce - "sa e può", cioè impegnando le energie culturali e politiche, intellettuali e spirituali».