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L'Italia senza padri

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Dopo sette anni, da quando realizzò «L'avvocato di Gregorio», il regista Pasquale Squitieri torna sul set per «Father» prodotto da Renzo Rossellini & Mask Production, con un budget di circa un milione e mezzo di euro. Le riprese, con il cast animato da Franco Nero, Claudia Cardinale e Andrea Facchinetti (figlio di Ornella Muti), inizieranno il 26 luglio a Philadelphia per poi proseguire in Italia, tra Roma e la Sicilia. «È un film sulla falsa ideologia che ci confonde le idee e tira fuori l'assassino che è in noi - ha esordito ieri Squitieri all'hotel Flora di Roma - Protagonista è una famiglia solo apparentemente modesta e anonima di immigrati. In realtà, il 17enne Mark (Facchinetti) viene cresciuto dal padre (Nero) e la madre (Cardinale) nel rispetto della solidarietà familiare e nell'odio di un nemico: la mafia che aveva ucciso uno zio sindacalista. Poi, però, al giovane protagonista accade ciò che è capitato ai ragazzi mandati in Vietnam, infarciti di ideologia ma di fatto addestrati a compiere massacri. Mark scoprirà infatti di essere stato adottato dal padre (per giunta mafioso) per un obiettivo: uccidere un capomafia suo rivale. Questa storia è una metafora che rievoca la fine della figura paterna. In Italia il padre lo abbiamo ucciso nel '68 e con la sua fine è stata distrutta anche l'immagine della madre. Quando uccidi il padre elimini anche l'autorità dello Stato, quella religiosa e militare. Abbiamo ammazzato Mussolini, che era un nostro padre, ma non smettiamo mai di parlarne e perfino un regista di sinistra, come Bellocchio, ha sentito l'esigenza di fare un film su di lui. Lo stesso ha fatto Lizzani e la Rai manda di continuo filmati su Duce. Dopo il suo, ci sono stati altri piazzali Loreto: quello di Moro e di Craxi. Berlusconi è un geniale amministratore della cosa pubblica, ma non ha il carisma del padre come lo aveva Mussolini, Lenin, Craxi o Pertini. I nostri figli trovano l'eguaglianza nel consumismo e si sentono liberi giocando con le playstation o consultando Internet. Un altro brutto vizio, iniziato con la Rivoluzione francese, è quello di legittimare gli omicidi: mentre prima si uccideva e basta. L'idea di portare sullo schermo l'ideologia come scuola per assassini mi è venuta anche leggendo "Le origini del totalitarismo" di Hannah Arendt che conferma il mio proposito: per raggiungere il potere bisogna storpiare la storia creando falsi valori e generando odio verso un nemico». Franco Nero si è invece scagliato contro la tv, in particolare quella privata: «Nel 1981 siamo scesi a 1600 sale cinematografiche da 13 mila che ne avevamo. Ora siamo a 3600 schermi, non sale, e dobbiamo difendere il cinema, mentre la tv appiattisce tutto, anche perché un televisore acceso non è indice di gradimento. In Italia arrivano solo film delle major o quelli che vincono i festival: ho fatto 7 film, tutti campioni d'incassi, ma non sono mai usciti in Italia. Ora penso alla regia de "L'ostaggio", storia sceneggiata da Petri 20 anni fa. Come attore interpreterò invece un cieco sfruttato dalla tv per aumentare l'audience». Il giovane 22enne Andrea Facchinetti ha infine ricordato che «per quelli della mia età non sono tanto importanti i valori morali quanto avere la Bmw più potente di quella dell'amico. Purtroppo, ci sentiamo migliori per quello che abbiamo non per quello che siamo».

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