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Addio Palumbo, fondatore del Bragaglino

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Erain vista di compiere 82 anni, essendo nato nel 1928 a Benevento da famiglia abruzzese temporaneamente trasferitasi nel capoluogo sannita, ma viveva e lavorava a Roma dai primi anni Cinquanta. Lascia i figli Marco e Ombretta, i nipoti Sofia, Alessandro ed Edoardo. I funerali saranno celebrati stamane, alle 10.30 nella chiesa di S. Giuseppe in via Nomentana, angolo via Redi. Piero Palumbo affidava specialmente all'ironia, lieve o mordace, ma sempre sorridente, le risorse del suo acume intellettuale. Sui vent'anni, studente di Giurisprudenza a Napoli, si unì a un gruppo di giovani "nazionali" che curò un periodico, "Riscossa". Venne poi a Roma, si laureò alla "Sapienza" e men che trentenne assunse la direzione di un settimanale politico di estrema destra, all'epoca molto seguito, "Asso di Bastoni". Ma ben presto, abbandonata ogni militanza, entrò nel giornalismo professionale e durante una lunghissima carriera redazionale la sua firma brillò nelle pagine del "Giornale d'Italia", delle riviste "Gente" e "Lo Specchio" e infine di "Il Tempo", dove giunse sotto la direzione di Franco Cangini. Fu anche inviato speciale, per "Il Giornale d'Italia" e per "Gente". Si distinse tuttavia per gli articoli attraversati come da una vena pirandelliana, nutriti di una finezza talvolta tagliente ma sempre lieve e volta alla sdrammatizzazione di fatti e personaggi. Piero Palumbo fu anche autore televisivo e radiofonico. E nel 1965 fu tra gli autori-fondatori del cabaret di destra "Il Bragaglino" che prese il nome dal futurista Anton Giulio Bragaglia, morto da poco, e si chiamò in seguito "Il Bagaglino" (gli altri furono Mario Castellacci, Pier Francesco Pingitore, Luciano Cirri, Gianfranco Finaldi, Lello Della Bona e Dimitri Gribanovski). Forse l'opera più importante di Palumbo, a cui si dedicò per anni, è quella più recente: "Burri, una vita", la biografia del celebre artista umbro, uscita presso Electa nel 2007.

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