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Alla ricerca di Bin Laden tra le dune mediorientali

Afghanistan

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CHE FINE HA FATTO OSAMA BIN LADEN?, di Morgan Spurlock, documentario di lungometraggio, Stati Uniti, 2008. Un americano sarà padre di lì a qualche mese. Ma c'è stato l'11 settembre, il terrorismo dilaga, qual è il mondo che attende il suo bambino? Così con il consenso della moglie e promettendole che sarà di ritorno in tempo per assistere al parto, ecco che si mette in viaggio per cercare addirittura Bin Laden nella speranza di venire ai patti con lui in previsione di un mondo, che non sia più dominato dal terrore. Naturalmente non lo trova, anche se arriva fino nel cuore di quel Pakistan dove molti gli dicono che potrebbe nascondersi (se è vivo), incontra però, nel corso delle sue peregrinazioni in Egitto, in Marocco, in Israele, in Palestina, in Arabia Saudita, molta gente con cui riesce un po' a fare il punto sulla situazione del Medio Oriente, specie, dopo tante guerre, nei confronti degli Americani e anche, sia pure a sprazzi, alla luce dei rapporti che, nel bene e nel male, vede intrecciarsi fra le varie etnie. Qui in modo aspro e bellicoso, soprattutto quando sentono che il viaggiatore è cittadino americano, là - alcuni - riuscendo anche a parlare di pace, come il religioso pronto a dichiarare che c'è un solo Dio, per cristiani, ebrei e musulmani, subito comunque contraddetto più in là dalle preghiere in una moschea in cui si chiede la distruzione totale dei cristiani in Iraq e degli ebrei in Israele. Ha intrapreso questo viaggio un noto documentarista americano, Morgan Spurlock che, recitando la parte di se stesso, intervista gente, varca i confini di questo o quel Paese, è accolto con simpatia da qualcuno, minacciato da altri, non solo per quel suo ritornello «dove posso trovare Bin Laden?», ma per quelle sue domande di fondo che rivolge a tutti sul perché del terrorismo, sulle sue ragioni, le motivazioni, le origini. Risposte precise non ne ascoltiamo, ma il film, pur non raggiungendo quello che, almeno all'inizio, sembrava promettere, con quelle interviste e con la varietà dei personaggi che ci porta in primo piano una certa documentazione diretta, anche se non inedita, su quello che nel Medio Oriente bolle in pentola, riesce a darcela. E in fondo, tutto sommato, era quello cui tendeva.

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