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Quei fantasmi dagli abissi del mare

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Marsilio)ultimo libro dello scrittore cult svedese John Ajvide Lindqvist. È l'ultimo anello di una trilogia («Lasciami entrare» e «L'estate dei morti viventi») che scandaglia fino all'esasperazione, il naturale e il soprannaturale, anzi li mischia e li confonde per cui nell'immaginifica se non mitologica storia di Lindqvist il di quà e il di là sembrano separati come da porte a vento. C'è un'isola che pare il paradiso terrestre ed invece è l'anticamera dell'inferno. C'è il mare tutt'intorno che nelle profondità dei suoi abissi nasconde un mondo parallello nel quale, per una sorta d'incantamento, «fagocita» gli uomini, nella loro carne e spirito. È il necessario tributo di vite al mare, in cambio di reti traboccanti di pesci, un motivo caro alle antiche saghe come ai moderni videogiochi giapponesi. Ma a forza di giocare tra presente e passato, reale e irreale, luci e tenebre, sotto e sopra, il lettore rischia di perdere il filo del racconto e anche la lucidità. Dopo i vampiri e gli zombie, questa volta, i protagonisti sono i fantasmi, gli spiriti di persone che non sono morte ma semplicemente scomparse. Questo vuol dire che possono pure ritornare, magari diluite nell'acqua salata che scorre dal rubinetto perché il mare invade pure le sorgenti. A fare da tramite tra i due mondi c'è una bambina, Maja (come negli altri libri di Lindqvist). «Scrivere di tenebre e di mondi horror serve ad esorcizzare le proprie paure» ci disse Lindqvist l'anno scorso, di passaggio nella Capitale. Solo i bambini danno quella forza giusta per superarle. Nat. Pog.

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