È morto Lelio Luttazzi Signore dello swing
È morto la notte scorsa a Trieste il compositore Lelio Luttazzi. Il musicista, cantante e direttore d'orchestra, aveva 87 anni ed era considerato il maestro dello swing italiano. Luttazzi è morto alle 2:45 della scorsa notte, assistito dalla moglie Rossana. Da circa due anni si era trasferito a Trieste, sua città natale, dove viveva a ridosso della storica piazza dell'Unità d'Italia. Le sue condizioni di salute sono diventate precarie circa tre mesi fa a causa di una neuropatia periferica, peggiorata nelle ultime settimane. La città di Trieste - ha reso noto il sindaco, Roberto Dipiazza - l'onorerà allestendo la camera ardente nella sala del Consiglio Comunale. "È morto un grande artista, un grande triestino", ha commentato Dipiazza. LA VOCE DI HIT PARADE - "Lelio Luttazzi presenta: Hit Parade!". Era questo il grido che gli adolescenti degli anni Settanta riconoscevano immediatamente e che significava che stava per iniziare la classifica radiofonica dei 45 giri più venduti. Ma la hit parade non è stata che una delle parentesi dell'artista. Nato a Trieste il 27 aprile 1924, Luttazzi , dopo aver studiato giurisprudenza, comincia a suonare il pianoforte ispirandosi al jazz. Prima un piccolo gruppo che si esibisce in localetti della costa triestina poi, nel 1944, l'incontro con Ernesto Bonino, cantante swing dell'epoca, che si accorge di quel ragazzo che canta un brano intitolato "Il giovanotto matto", che poi diventerà il primo successo di Luttazzi. Dopo la guerra, Luttazzi abbandona gli studi. Incontra Teddy Reno e ne diventa socio nel 1948 in qualità di arrangiatore e direttore d'orchestra della Cgd. Per anni la sua carriera resta divisa tra la sua passione jazzistica, che lo porterà a suonare nel giro di musicisti come Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Gianni Ferrio, e la musica leggera che gli farà scrivere canzoni come "Muleta mia", "E tu biondina capricciosa", "Una zebra a pois" e "El can de Trieste". L'ERRORE GIUDIZIARIO E IL GRANDE RITORNO - Dopo un grave incidente stradale nel 1963, torna al lavoro in radio e in tv: conduce "Hit parade" in radio, inventando tormentoni come "La canzone regina" per indicare la prima in classifica. E in tv presenta spettacoli storici come "Studio Uno" con Mina, "Teatro Dieci", "Il Paroliere", "Musica insieme", "Ieri e oggi". Diverse anche le colonne sonore per film tra cui quella di "Totò, Peppino e la malafemmina" e "Venezia la luna e tu" (ma compare anche come attore nell"'Avventura" di Antonioni e in "Oggi, domani, dopodomani". Nel 1970 all'apice del successo, viene coinvolto in una vicenda legata a detenzione e spaccio di stupefacenti: un clamoroso errore giudiziario nato da una telefonata di Walter Chiari, implicato nel caso, e concluso con 27 giorni passati a Regina Coeli e lo scagionamento completo da ogni accusa (sull'esperienza Luttazzi ha scritto anche un libro intitolato "Operazione Montecristo"). Da allora solo radio, ancora qualche anno di "Hit parade" e poi il lungo isolamento interrotto, di tanto in tanto, da poche partecipazioni televisive come quella al programma condotto da Gigliola Cinquetti, "Festa di compleanno" e alla partecipazione, nel 1998, alla trasmissione di Raidue "Scirocco". Nel 2009 accompagna al Festival di Sanremo la canzone vincitrice "Sincerità" di Arisa e, grazie alla sua sonata al pianoforte, risulta determinante per l'affermazione della giovane.