L'etoile internazionale Alessandra Ferri critica un sistema che penalizza i giovani ballerini
OggiAlessandra Ferri non ha però dimenticato l'arte che tanta soddisfazione le ha dato in tutto il mondo. La sua consulenza al Festival spoletino la porta con ormai sempre maggiore regolarità anche in Italia dalla New York in cui si è trasferita. «Oggi vedo la danza con occhi diversi – si confessa l'étoile - Prima era naturale che la vedessi con occhi di ballerina. Pensavo a cosa mi sarebbe piaciuto fare. Oggi la vedo secondo l'interesse di chi la guarda. Lo sguardo si è ampliato». Quali criteri nelle sue scelte spoletine? «Ho individuato tre correnti: innanzitutto dedicare uno spazio a un grande della coreografia come Robbins, Bausch o ora Neumeier. Poi uno spazio dedicato ai giovani coreografi ed alle nuove tendenze Questa volta Iacopo Godani, giovane italiano con una compagnia di contemporaneo. Infine altri spettacoli interessanti, divertenti, più popolari per portare tutto il pubblico alla danza. Il filtro è però sempre la qualità. Con la crisi preferisco tagliare sul numero, ma non sulla qualità». Cosa manca alla danza italiana per essere competitiva nel mondo? «Un governo che la sostenga, strutture costruite per far lavorare bene i ballerini. Per molti teatri la danza è un fardello e non si offre la possibilità di lavorare al meglio. Anche l'Opera di Roma ha sale inadeguate. I soldi andrebbero gestiti meglio. Se dovessi assumere una direzione artistica lo farei solo a certe condizioni». Cosa aggiunge la danza all'essere umano? «È una disciplina abbastanza orientale: ci fa esprimere col corpo. Si arriva all'espressione dell'anima, dello spirito attraverso il corpo. Una unione di tutto il nostro essere è molto liberatoria, riporta ad una grande conoscenza di se stessi e ad un benessere psichico. In occidente il corpo è spesso avulso dall'anima; invece non è solo espressione estetica ma anche interiorità». Trasmissioni tv come «Amici» aiutano la danza? «Favoriscono la popolarità della danza, ma hanno una grande responsabilità e non sempre viene sfruttata bene. È bello portare la danza a tutti, ma occorre anche portare tutti alla danza come arte. Far capire che la danza non è solo passatempo o divertimento». Quale è la difficoltà maggiore sulla strada dell' affermazione? «Per i giovani ballerini la difficoltà è che non ci sono grande maestri coreografi. Un giovane si trova così solo, come un attore senza regista». Come si vede dall'America la situazione italiana? «La crisi è anche lì ma non si dimenticano i valori. Michelle Obama ha detto: mio marito il presidente investe sull'educazione artistica dei bambini, da dove si parte per una crescita di menti creative. È il futuro dell'uomo». Cosa ci riserva per il futuro la danza? «Credo ci sia bisogno di ritorno a valori. C'è stato un periodo freddo di ricerca. Oggi si ricercano i sentimenti». Non le manca la danza? «Certo. Non mi mancano le fatiche quotidiane, ma un rapporto intimo con la musica. Poter diventare musica in certi momenti, sciogliermi in musica, respirarla nel movimento». Cosa vorrebbe lasciare ai giovani? «Vorrei trasmettere il piacere del dettaglio. Essenziale nell'arte come nella vita».