Lo Strega ai vinti di Pennacchi
Il «fasciocomunista» ha conquistato lo «Strega». Antonio Pennacchi, il più anticonvenzionale degli scrittori, si è preso il premio letterario più prestigioso. Ha espugnato, lui sempre contro, il parterre infarcito di radical chic, di Amici della domenica in maggioranza scalfariani, veltroniani, di sinistra, come la new entry 2010 Concita De Gregorio. Pennacchi ha ottenuto 133 voti. La sua più forte antagonista, Silvia Avallone, che firma «Acciaio» per Rizzoli 129 voti. Risultato a sorpresa. A sorpresa sì, anche se ha vinto la solita Mondadori. La casa di Segrate, proprio perché si era imposta dal 2007 al 2009, non credeva di potersi scolare la bottiglia di giallo liquore Alberti per la quarta volta. E invece i contadini della bonifica pontina, i poveracci di «Canale Mussolini», l'epopea dei padani morti di fame portati dal Duce a coltivare un acquitrino, hanno avuto la meglio. È il libro più bello tra i cinque arrivati in finale e dunque è stata un'edizione felice del premio. Meglio un pezzo di storia italiana raccontata con passione che plot usciti da un'ingegneria di mercato librario, dove anche il titolo non è farina del sacco dell'autore, ma furbo slogan dell'editor. Non sembrava andasse a finire così, qualche settimana fa. Mondadori non aveva spinto fin da subito per il proprio cavallo. Quasi una desistenza, convinta che era meglio puntare sul Campiello, dove Pennacchi, di origini venete, è entrato in cinquina con l'unanimità dei giurati, e ha tutte le chanches per trionfare. Off record alcuni giurati sussurravano che Mondadori, pur di non far vincere il competitor più diretto, Rizzoli, aveva suggerito alla sua scuderia degli Amici della Domenica di puntare su Paolo Sorrentino, sul suo «Hanno tutti ragione» pubblicato da Feltrinelli. Così non è stato, le «azioni» del regista de «Il divo» hanno man mano perso valore. Fuori gioco anche gli altri due concorrenti, Matteo Nucci con «Sono comuni le cose degli amici» (Ponte alle Grazie - Mauri Spagnol) e Lorenzo Pavolini, con un libro, come l'amico Pennacchi, che rimanda al fascismo: «Accanto alla tigre» (Fandango) sul nonno gerarca Alessandro Pavolini. Per una volta le strategie editoriali, gli intrighi hanno lasciato il passo a pagine schiette. Dice di «Canale Mussolini» uno dei presentatori, Massimo Onofri: «Nel tempo della fine delle ideologie, alle ideologie non resta che farsi carne e sangue, sudore e sperma, memoria genetica».