Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Bondi canta «Vincerò». Sì finale al dl sulla lirica

Sandro Bondi

  • a
  • a
  • a

«Vincerò». Immaginatevelo in bocca a Sandro Bondi l'acuto della Turandot. Con Brunetta che applaude. Perché ieri il Senato ha dato l'ultimo ok al decreto legge sulle Fondazioni liriche. Ovvero il «tappo» capace di chiudere, come si tenta sotto la piattaforma Bp, il pozzo senza fondo costituito dai soldi per i teatri del bel canto. Sia chiaro, eccelsa cosa la musica. Ma i deficit tra palchi dorati e velluti rossi non erano più sostenibili. L'opposizione ha fatto guerra alla mission di Bondi. Anche il Quirinale ha voluto vederci chiaro prima della promulgazione del dl, il 30 aprile scorso. Poi l'iter parlamentare ha prodotto aggiustamenti, molti oggetto di lunga trattativa tra ministro, sindacati e Fondazioni. Alla Camera l'ok è venuto dopo 26 ore di seduta e la strenua opposizione dell'Italia dei Valori, il cui capogruppo della commissione cultura, Fabio Giambrone è peraltro il fratello dell'ex sovrintendente del teatro lirico di Firenze, Francesco Giambrone, recentemente sostituito. «Con il dl salvo la lirica dal fallimento», ha commentato Bondi. I suoi «tagli» hanno nelle ultime settimane portato in piazza maestranze incuranti di bloccare anche stagioni estive necessarie per rimpolpare casse esangui, come quella a Caracalla. Che cosa avverrà col decreto? Intanto si allarga il numero delle Fondazioni alle quali è riconosciuta l'autonomia. Finora lo erano solo il Teatro alla Scala e l'Accademia di Santa Cecilia. In futuro lo saranno tutte quelle capaci di imprenditorialità e di corretta gestione dei conti. Principio sanissimo, anche nel campo della cultura. Il contratto collettivo, fermo da sette anni, dovrà essere firmato da una rappresentanza delle Fondazioni coadiuvate dall'Aran e dai sindacati più rappresentativi. Via, insomma, gli aut aut dei cobas della musica. Paletti anche ai contratti integrativi, riconosciuti solo in caso di pareggio di bilancio. A evitare quel che avvenne nel 2007 alla Scala, allorché le maestranze prima del debutto di Sant'Ambrogio col «Tristano e Isotta» ottennero un aumento di stipendio ingiustificato, che spianò la strada ad altri nel resto dello Stivale (all'Opera di Roma il costo del lavoro è lievitato negli ultimi anni del 44 %). Quanto alle assunzioni, dal 2012 quelle a tempo indeterminato saranno limitate al «turn over». Un tetto anche ai lavoratori aggiunti, coloro che suonano strumenti utilizzati raramente. Non potranno superare il 15% dell'organico. Ed è uno sprone alla duttilità dei professori d'orchestra. Insomma, chi suona per esempio uno strumento a fiato sia disponibile affrontare la partitura, mettiamo, con dieci note di corno.

Dai blog