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Ferretti in 3D

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Dante Ferretti nel suo studio di Cinecittà accanto al Sole del Barone di Munchausen il film di Gilliam (Foto Gmt)

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Dante Ferretti e Martin Scorsese lo fanno per la prima volta insieme. E sarà il loro primo film in 3D. Oggi inizieranno i ciak, a Londra, dove, negli studios, verrà ricostruita una Parigi poetica e stravagante. La pellicola è tratta dal libro illustrato per ragazzi di Brian Selznick, «La straordinaria invenzione di Hugo Cabret», da dicembre 2011 al cinema. Hugo (Asa Butterfield) è un orfano che vive nella stazione di Parigi e nel suo nascondiglio segreto, coltiva il sogno di diventare un grande illusionista e di portare a termine una missione: riparare l'automa prodigioso che il padre gli ha lasciato prima di morire. Sorpreso a rubare nella bottega di un giocattolaio, si imbatterà in Isabelle (Chloe Moretz), che lo aiuterà a risolvere un affascinante mistero e un grande, dimenticato maestro del cinema tornerà in vita (Sir Ben Kingsley). Nel cast, anche Sacha Baron Cohen nei panni dell'ispettore.   Ferretti, come cambia il tocco dello scenografo nel cinema tridimensionale? «Non è una tecnica nuova, occorre solo più attenzione nei particolari per sfruttare al massimo le potenzialità del 3D. Esplorandole a fondo si può addirittura far saltare in faccia allo spettatore una quarta nuova dimensione, creando un'arma in più per scopi drammatici, sulla scia dei vecchi lavori del passato. Sfruttando l'aspetto di profondità del 3D e della costruzione di ambienti sembrerà proprio di camminare per strada e la tridimesionalità uscirà dallo schermo. È una sfida che mi attrae, esalta la mia voglia di rinnovarmi». Cosa pensa del cinema italiano di oggi? «L'Italia è un grande Paese che sta vivendo un periodo di complessa transizione. Per i Nastri d'argento e per i David, mi arrivano tanti dvd da vedere: c'è un forte ricambio generazionale, una spinta propulsiva ad autoprodursi, per uscire dal duopolio, c'è un grande fermento. Sta nascendo un nuovo neorealismo. Però, si fa tanta fiction, a dispetto dei film. Si usano sempre le stesse location e poco gli studios. Certo, in Usa ci sono più soldi e una vera industria. Da noi c'è stata e ora è in tono minore, ma non ci si può abbattere. Anche se i tagli pubblici penalizzano, purtroppo, i giovani talenti che non hanno budget sufficienti per produrre e distribuire i propri film. Ma è molto importante che in Italia si espanda questa vitalità creativa». Può svelare qualche aneddoto su Martin Scorsese? «Ce ne sono talmente tanti, ormai lavoriamo insieme da 30 anni. Scorsese sembra scorbutico ma non lo è affatto, anche se come tutti gli artisti a volte cambia umore improvvisamente. L'altra sera eravamo a cena, qui a Londra, e a un certo punto mi ha detto: "Ma ti ricordi come si mangia bene a Roma, al Ghetto?". Lui adora l'Italia». Che genere di film sarà «La straordinaria invenzione di Hugo»?   «Una storia molto originale e poetica. Qui, a Londra, abbiamo allestito mega scenografie riscostruendo la stazione di Montparnasse. Sarà un film tratto dal romanzo omonimo, un libro in cui le parole illustrano le immagini, sospeso tra cinema e graphic novel».

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