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Eneide, storia di emigranti

L'Eneide va in scena ai Fori

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Tornano gli spettacoli teatrali itineranti all'interno dei luoghi e siti storici di Roma, garantiti dalla rassegna estiva «Passaggi Segreti», arrivata alla quattordicesima edizione, con un ruolo di riferimento per i cittadini romani e stranieri. Ispirandosi anche alla «Giornata Mondiale del Rifugiato», appena celebrata il 20 giugno, si propone, dal giovedì alla domenica fino al 1° agosto al Foro di Augusto, un'originale rielaborazione dell'«Eneide», firmata da Roberto Marafante per delineare nella virile accettazione del dovere del protagonista greco il volto dei tanti contemporanei sfuggiti a guerre, conflitti, persecuzioni e violenze, come esuli coatti in cerca di una nuova vita e di una casa in cui sentirsi protetti e al sicuro. Nella scenografia naturale dei monumenti che magnificarono la grandezza di Ottaviano, giunti imponenti e suggestivi fino a noi, si suggella Enea come eroe e progenitore del popolo romano e quindi come mitico fondatore della Gens Julia di Augusto. Gli interpreti della pièce sono Maurizio Di Carmine, Massimiliano Benvenuto, Pierpaolo De Mejo, Martino Duane, Francesco Acquaroli, Alessio De Caprio, Pia Engleberth, Silvia Salvatori, Francesca Romana Succi, coadiuvati dai danzatori di De Klan, con musiche di Marco Schiavoni e costumi di Massimo Marafante. «Se una "odissea" è sinonimo di un avventuroso viaggio verso la conoscenza, allora una "eneide" diviene un drammatico percorso alla ricerca di una terra: è l'emigrazione di un popolo, la sua lotta per l'integrazione, la speranza di creare una nuova cultura» ha dichiarato il regista Roberto Marafante. «E il Popolo Romano è una stirpe nata dalla fusione di mille culture e pagata con il prezzo della tragedia, dell'amore, del sangue. Quindi Enea non è più l'eroe, ma l'uomo diviso tra "saggio" e "usurpatore": non desidera conquistare una terra, ma gli dei lo esigono, il destino lo impone. Allora diviene il Pio Enea grazie al sentimento salvifico che, diventato coscienza, fa accettare la realtà anche se è cocente dolore. Come le pietre del Foro che accoglie lo spettacolo sono i resti della grandezza dell'Imperatore che lo ha voluto, così le parole di Virgilio sono frammenti lasciati a noi per ricomporli, affinché la coscienza ne abbia memoria».  

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