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Amori in provincia dai toni d'antan con grande poesia

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L'Alicedel titolo è una giovane impiegata innamorata di un collega che non la ricambia. Si confida con un'amica fiorista che la consola con formule spicciole. In casa sta per sposarsi una sorella che raccoglie attorno a sé le attenzioni di tutti, soprattutto di una madre particolarmente possessiva pronta a dettar legge in ogni campo. A differenza del padre che ha una mania curiosa, quella della igiene domestica, tanto che tutto il suo tempo lo dedica a spolverare e a lucidare. Conclude il tutto in finalino che vedrà Alice accettare (forse) la corte di un collega così timido da sembrare uscito da un'altra epoca. Ecco, un'altra epoca. In anni in cui, nel cinema italiano, si è data spazi la voga del giovanilismo, con il punto, spesso insistito anche con modi facili, sugli usi e i costumi di certi ragazzi di oggi, prima a scuola, poi subito dopo, l'esordiente Oreste Crisostomi, solo con un po' di teatro alle spalle, è sembrato voler privilegiare gli atteggiamenti e i caratteri che si incontravano nei film di parecchi anni fa, probabilmente anche per questo proponendo, quasi a far data, le auto con le targhe di una volta, quelle con le iniziali delle città (in questo caso con un TR per TERNI). Qualche spunto sull'oggi l'ha accettato, la "normalità", ad esempio, di un omosessuale in mezzo al gruppo, ma il resto l'ha lasciato muoversi entro schemi vecchiotti, a cominciare da quella famiglia al centro in cui, a parte la singolarità buffa del padre, gli altri si affidano soltanto a caratterizzazioni superate, dalla madre ingombrante a una nonna pazzerellona pronta a esibire una giovinezza fittizia. Restano gli interpreti. La protagonista, Camilla Ferranti, è anche lei una quasi esordiente, ma ha un viso aggraziato, con una composta gentilezza di tratti. Al suo fianco ho rivisto con vera gioia Catherine Spaak nel personaggio della fiorista; con una mimica salda, modi sicuri, accenti meditati e felici. Purtroppo i dialoghi molto meno felici che le impongono rischiano di vanificare le sue doti.

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