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Fantasmi romani

Chaterine Spaak

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Chi non ricorda quella ninfetta piena di brio che stregò Ugo Tognazzi ne «La voglia matta», e poi Alberto Lattuada che la impose ne «I dolci inganni» (1960). Mentre Dino Risi la scelse per «Il sorpasso» (1962) nel ruolo di Lilly, figlia adolescente del formidabile Gassman, dal completino a strisce che ha fatto la storia del costume cinematografico. Da allora, Catherine Spaak si è cimentata anche nel canto e nella tv, dopo aver rappresentato il baluardo delle commedie all'italiana Anni '60, dove gli adulti, i matusa, si scontravano con il mondo dei giovani che ballavano lo ye ye ed erano di un anticonformismo contagioso. Da oggi, Spaak torna di nuovo sul grande schermo nel film «Alice» dell'esordiente Oreste Crisostomi. Signora Spaak, qual è stavolta il suo ruolo? «Vesto i panni della saggia fioraia Bianca, che dispensa ad Alice (Camilla Ferranti) preziose massime sull'amore. Ma anche sulla vita, orientando la sua ricerca verso gli aspetti spirituali delle relazioni amorose. È un ruolo che si avvicina molto alla mia personalità». Lei ama curare i fiori? «Sì, soprattutto le rose e in particolare la centifolia, un fiore molto romantico che appare spesso nei quadri dell'800. Coltivando fiori si medita e si riflette: dovrebbero farlo spesso i nostri politici invece di litigare tra loro». Il suo personaggio è al limite tra realtà e mistero: lei crede nel paranormale? «Sì. L'ho vissuto sulla mia pelle in una casa antica di piazza di Spagna dove qualche anno fa vivevo in affitto. Avevo una camera da letto imbottita di velluto bianco e durante la notte sentivo un tocco che graffiava sulla stoffa, percepivo anche il lato della parete sul quale si animava questo tocco. Il mattino dopo, la persona che dormiva con me mi chiese: "Ma perché per tutta la notte hai graffiato sul velluto delle pareti?". Ancora mi vengono i brividi. Poi seppi che proprio lì si suicidò una donna. Ma non m'impressionai più di tanto. Quella casa poi la lasciai ma non per paura dei fantasmi...». Perché non va più in tv? «La televisione non mi vuole, forse per i miei modi o per l'età. Non vogliono più programmi come "Harem", ma cose diverse da quelle che so fare io, hanno bocciato tutte le varie proposte che ho fatto nel corso degli ultimi anni. In in Rai come a Sky: ormai vanno di moda programmi volgari che non sono capace di condurre». Preferisce, come la fioraria che interpreta in «Alice», le atmosfere new age? «Quello di Crisostomi è un film in cui c'è candore e gentilezza, una boccata d'aria fresca in questi tempi in cui c'è davvero bisogno di qualcosa di pulito. Per la mia vita quotidiana ho scelto la meditazione Vippasana, vivo in campagna con tanto di centro benessere, dove mi dedico allo yoga e ad altre tecniche spirituali. E poi lavoro molto in teatro. Oltre al monologo di "Vivien Leigh", riprenderò la tournee de "Il Piccolo Principe", in cui sono la voce recitante con musiche originali eseguite da quattro virtuosi strumentisti».

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