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Il futuro è nato nella periferia romana

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.Einaudi - Stile Libero) è salito recentemente agli onori della cronaca per essersi aggiudicato il premio letterario per opere prime «Giuseppe Berto». Roan, a dispetto del nome, è italiano (madre materana e padre londinese) ha 35 anni e da una decina vive nella Capitale. «Prove di felicità» è una storia tenera e scanzonata ma anche uno spaccato (per i patiti della sociologia urbana) di vita metropolitana sulla sfondo dei palazzoni tutti uguali della periferia romana. La realtà di periferia non è fenomenologica, ne' estremizzata in macchiette rimasticate, genere cinepattoni. È lo specchio di quello che è, sotto lo sguardo, a livello strada, dei protagonisti. È la storia di Lorenzo Baldacci, 21 anni, toscano, approdato nella Capitale per cercare di prendere finalmente il diploma in un liceo «calcioinculo», di quelli privati che ti promuovoni basta che paghi. Per racimolare qualche soldo si ritrova a fare il pony-pizza. Su e giù in sella alla sua Vespa Primavera si rovina la schiena saltando sulle buche delle strade romane, spia le persone e le loro vite, per cercare di conoscere l'anima della città. In questa schiera di personaggi s'imbatte in una ragazza molto attraente, Samia, e se ne innamora. La vicenda evolve rapidamente (fra alti e bassi): Lorenzo perde l'alloggio, il lavoro in pizzeria e pure la fidanzata. Ma non è un feuilleton. Le esistenze di Lorenzo, Samia e tutti gli altri scorrono impulsive. Non c'è tempo di fermarsi per introspezioni psicologiche, non ci sono denunce di disagi e malesseri esistenziali. Piuttosto accenni di malinconia, un vago senso di solitudine. Il racconto è fluido, il linguaggio è spregiudicato. Ci sono significati più profondi ma vanno letti nelle pieghe, nei risvolti. La città, poi, Roma, diventa un simbolo, una prefigurazione del nostro futuro, un osservatorio permanente sul presente e sul domani, lo specchio di come si evolveranno i rapporti sociali e intimi tra le persone di diversa estrazione e provenienza. «Il centro di Roma è il posto più bello del mondo - ha detto recentemente Johnson - Poi come se ne esce incontri una periferia che è brutta ma che ha un suo fascino che deriva dal pulsare della vita che ha dentro. L'umanità che popola questi luoghi è viva, non rassegnata. E proprio in questa periferia che sta nascendo il futuro, quell'esperienza di convivenza tra tante realtà».

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