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Amore, hamburger, coniglietti A scuola non c'è diversità

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RobertaMaresci Il futuro è per tutti? Se c'è integrazione. L'integrazione? Passa dai banchi di scuola. La scuola? È un diritto fondamentale, come accogliere i nostri simili più sfortunati. Chi sono questi disgraziati? Quelli che hanno la tenacia di chi vuole a tutti i costi imparare. Parola di Marie Aude Murail, autrice di «Oh, Boy!» e «Mio fratello simple» che si presenta puntuale all'appuntamento con i suoi lettori. Dalla sua ha la religione della scuola nei geni, il sorriso sulle labbra e vari ingredienti universali a farcire le storie: come le vicende di un coniglietto, un amore che nasce a suon di hamburger, un rutilante spettacolo di Natale e persino un complotto. D'accordo: che per molti studenti la scuola non sia solo luogo di interrogazioni, compiti in classe e lezioni di latino, non è una grossa novità. Ma che tra una verifica algebrica e una terzina dantesca si potessero raccontare i problemi e i legami nati in una qualsiasi classe di oggi, usando una scrittura che ignora il politically correct, è l'uovo di Colombo. Perché solo ora ha scritto «Cècile. Il futuro è di tutti» (Giunti) dedicandolo all'integrazione? «I miei primi romanzi per adolescenti erano dei "romanzi-specchio" che trattavano soprattutto i problemi degli adolescenti. Ma credo che i miei lettori desiderino si parli loro d'altro oltre che di loro stessi. Ho quindi iniziato a parlare loro della società in generale e da questo punto di vista la scuola è un punto d'osservazione favoloso. Il punto di partenza della mia trama è una notizia sentita alla radio: una famiglia clandestina di algerini espulsa da un villaggio dell'est della Francia e una scuola intera, insegnanti e genitori, riuniti intorno alla famiglia per fare annullare la decisione della Prefettura...» Nella sua storia la piccola scuola rischia di chiudere per mancanza di allievi quando i Baoulé, rifugiati della Costa d'Avorio, s'iscrivono: dodici bambini in un colpo solo e la scuola è salva Ma i "cattivi" hanno deciso di acquistare questi locali del centro per aprirvi un Tchip Burger. «Per far chiudere la scuola bisogna che gli allievi diminuiscano e quale modo migliore dell'espulsione dei rifugiati? La morale? La scuola della Repubblica, se non vuole chiudere, ha bisogno dei piccoli Baoulé! E chi è Cécile Barrois? Cécile Barrois era il nome di mia nonna. La mia eroina è figlia di una vedova, quello che è stato il destino di mia madre. Per riuscire a inserirla nella mia discendenza femminile ho dovuto dotarla di un carattere apparentemente insignificante, di una discrezione dovuta a un'estrema sensibilità e del desiderio molto forte di amare un uomo. Sono io a 17 anni». La forza del racconto? «Quella di farmi cambiare. Succede con i miei libri migliori, mi fanno progredire. E spero che lo stesso accada per i miei giovani lettori, anche se può sembrarle molto pretenzioso! Ho sempre in testa a frase di Dickens che diceva: "Se il mio libro, divertendo i lettori, portasse anche solo uno di loro a farsi un'opinione migliore dei suoi simili e a considerare il lato migliore della natura umana, sarei molto contento e fiero di aver prodotto un simile risultato"».

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