Morricone diventa zen
Di anni ne ha 81 ma continua a comporre con la freschezza di un adolescente. Ennio Morricone si prepara ai concerti di mercoledì e giovedì quando dirigerà l'orchestra di Santa Cecilia all'Auditorium. Un'occasione di festa per tante ragioni: non ultima la presentazione della nuova composizione «Ostinato Ricercare per un'Immagine», alla sua prima esecuzione. Maestro Morricone, dove trova l'ispirazione per le nuove composizioni? Dagli stimoli più diversi. In scaletta c'è un brano che si intitola «Immobile n.2», ispirato all'immobilità orientale. Ci sta dicendo che dopo essere stato un'icona della musica occidentale si sta avvicinando alle filosofie orientali? Non esattamente. Ma certo mi sono lasciato guidare dal senso di immobilità dell'Oriente che è senza tempo. In questo caso è come se ci fosse un grande sitar che suona sul tema dell'astrazione. Ho utilizzato quattro suoni e i timbri dell'orchestra. Prima di me già Stockhausen aveva affrontato questo universo semantico. Molti compositori tendono all'immobilità che va oltre la forma. D'accordo l'astrazione, ma in scaletta ci saranno le sue colonne sonore? Non posso farne a meno. Il pubblico le vuole sentire. Se non faccio «Mission» e gli ultimi western di Leone non me lo perdonano. Dopo il doppio concerto dell'Auditorium, quali sono i suoi impegni artistici dell'estate? Il 30 agosto sarò in Svezia per ricevere dalle mani di Carlo XVI Gustavo il Polar Music Prize, una sorta di Nobel della musica. È un premio che prescinde da ogni stile e punta i riflettori su professionalità, popolarità e valore artistico. La cosa che più mi riempie d'orgoglio è che sono il primo italiano a riceverlo. Negli ultimi anni è sempre più impegnato con Giuseppe Tornatore. Dopo aver lavorato con alcuni tra i principali mostri sacri del cinema cosa pensa di questo nuovo connubio? Tra noi c'è una collaborazione molto stretta. Tornatore non ha nulla da invidiare ai grandi del passato. Anzi. Da quando lavora con me è diventato persino più bravo. Cosa fa Tornatore? Prende lezioni da lei? Beh, diciamo che con me è diventato un esperto di musica. E del rapporto tra suono e immagini. Proprio nessuna nostalgia di Sergio Leone? Altro che! Con Leone era un'altra cosa. Come d'altronde sento la mancanza di Petri, Pontecorvo e Bolognini. Magari ci fossero ancora loro!