Perilli, grande astrattista, si merita il Maxxi
Losi vede nell'omaggio degno di un museo che gli dedica lo spazio “Limen otto9cinque” (via Tiburtina 141) con la personale “L'imagination est tout”. Ne è protagonista la produzione più recente a cui vengono affiancate opere storiche, fra cui la bellissima “Teorema”, presentata alla Biennale di Venezia del 1968 e mai più esposta. Ora Perilli squaderna con felice sintesi le forme complesse precedenti, nate da una geometria tridimensionale in sé volutamente contraddittoria. Il cuore della sua ricerca è la teoria dell'“insana geometria”, volta a mettere in cortocircuito e a far dialogare razionalità e inconscio, ordine geometrico e impulso irrazionale, segno e colore. Notevoli anche le sculture in legno. Qui Perilli agisce con misura sulle strutture di alberi trovati, secchi, attorno a Orvieto, e levigati fino a diventare scabri, come emblemi del costruirsi di una forma nel tempo secondo ritmi naturali. Un artista così meriterebbe una mostra al Maxxi o al Macro.