I Pink Floyd riletti in chiave jazz
I Pink Floyd sono stati tra i pionieri della musica psichedelica e riconosciuti in modo unanime come uno dei più importanti e innovativi complessi rock di sempre. Nel corso di una lunghissima carriera, in cui si distinguono tre fasi, corrispondenti ad altrettante formazioni, hanno ridisegnato i confini del pop e del rock grazie alle inedite commistioni di elettronica e di musica sinfonica. La costante ricerca sonora, unita a una perfezione tecnica quasi irreale, ha dato vita a una serie di album considerati pietre miliari della musica popolare del Novecento, come «Ummagumma», «The dark side of the moon», «Wish you were here» e «The Wall». Altro loro punto di forza è stato l'aver prodotto mastodontiche rappresentazioni multimediali della propria musica, attraverso spettacoli in cui la componente visiva era parte integrante di quella sonora. Per questo motivo i brani della band inglese sono stati scelti per il concerto inaugurale, a ingresso gratuito, della Festa dell'Architettura al «Macro Testaccio» (Piazza Orazio Giustiniani 4, ore 21.30). Il non facile compito di riproporre canzoni così complesse e affascinati è affidato alla band di Rita Marcotulli, che sarà affiancata dal basso di Matthew Garrison, dalla tromba di Giovanni Falzone, dal sax di Daniele Tittarelli e dalla batteria di Mark Mondesir. La voce maschile sarà quella profonda e inconfondibile di Raiz, ex leader degli Almamegretta, una delle band italiane più originali degli anni Novanta. In scaletta brani del repertorio più visionario dei Pink Floyd, come «Astonomy Domine» e «Set the controls for the heart of the sun», si intrecceranno con quelli più squisitamente rock, quali «Goodbye blu sky» e «Cirrus minor», fino ad arrivare ai successi di «Money» e «Us and then». I musicisti, pur provenendo da realtà molto diverse, trovano un linguaggio comune grazie alla conduzione e al sapiente tocco pianistico di Rita Marcotulli, a suo agio anche con le tastiere elettriche. Inoltre una coraggiosa scelta di arrangiamenti riesce a dare nuovi, sorprendenti colori alla magia dei Pink Floyd, senza tradire gli originali né nello spirito, né nel sound. Jazz e rock si fondono uno nell'altro, così come le parti strumentali con gli interventi vocali. Questi ultimi non sono mai invadenti ma perfettamente contestualizzati al brano, anche quando Raiz utilizza metriche rap come ai tempi degli Almanegretta. Di grande impatto visivo, infine, l'installazione di luci e suoni «Virtual Walls» ideata da Floriana Cannatelli, Marco Frascarolo e Corrado Terzi, che diventa parte integrante del concerto e dà nuova vita alle strutture del «Macro», deformandone spazi e prospettive in maniera dinamica.