Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Mister Kabuki

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Lo vedete il mascherone qui accanto? Terribile, furiosa icona di un teatro alto e antico, tutto tradizione e regole. E infatti è un nume della scena giapponese, di quelli che ipnotizzano le platee del più popolare spettacolo nipponico, il teatro Kabuki. Ma il bello è che Ebizo Ichinawa XI - un nome che è un programma, perché quel numero romano racconta di una dinastia di interpreti - è anche un divo della tv, interpreta fiction di successo. E pure una star del cinema. Ovvero, si pulisce il trucco, si sfila lo spadone, appende in camerino l'abito di seta e ciak, davanti al set, con quella faccia anche un po' intrigante, da yuppie sbrigativo. Ebizo e altri 40 attori, più 22 musicisti e 30 tra tecnici e costumisti, insomma un «carro di Tespi» che arriva dall'Oriente, saranno in scena il 21 e il 22 giugno al Teatro Argentina con uno dei testi più articolati della drammaturgia Kabuki, «Yoshitsune e i mille ciliegi». Un evento, commenta il presidente del Teatro di Roma, Oberdan Forlenza, perché da venti anni il Kabuki manca dall'Italia. E perché la tournée in occidente, che costa due milioni di euro tutti messi a disposizione da sponsor privati, toccherà soltanto Londra oltre alla capitale. Che cosa è il Kabuki? Una sorta di «musical»: unisce recitazione, danza, musica. Un rito, nel quale gli interpreti dosano i movimenti, usano tecniche mimetiche - il muoversi di ventagli simboleggia l'andirivieni delle onde - sono acrobati che con un salto alludono al tuffo in mare, si sottopongono a convulsi cambi di costume, esprimono anche con il trucco i sentimenti: il candore della biacca solcato da linee colorate. I costumi sgargianti, il suono degli strumenti fanno il resto di questo genere nato nel Seicento e ancora popolarissimo.   «Kabuki significa deviare, uscire dai ranghi - spiega Bonaventura Ruperti, della veneziana Ca' Foscari - perché lo inventò una sacerdotessa esibendosi in canti e danze audaci. Così fu vietato alle donne. I ruoli femminili sono tutti sostenuti da uomini. Un teatro dell'attore più che di parola, al quale ci si prepara fin da bambini, imparando dal padre o da un maestro». Sono storie articolate come miti le «favole» del kabuki. All'Argentina vedremo le gesta del guerriero Yoshitsune, sconfitto e in fuga. Regala alla sua concubina un tamburo, tesoro della corte imperiale fatto con la pelle di una volpe capace di rivivere in sembianze umane. Ed è proprio il mattatore Ebizo a sostenere la doppia parte del servitore di Yoshitsune e della volpe dai soprannaturali poteri. «Tutti i personaggi sono travolti dal vento della storia come i fiori di ciliegio delle terre attraversate dalla principessa e dal servo per ritrovare Yoshitsune», spiega Ruperti. Accanto a lui, l'ambasciatore giapponese Ando rassicura: niente sottotitoli, cotanto aggrovigliato plot si seguirà con traduzione simultanea all'auricolare. Benvenuto Kabuki.

Dai blog