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Rondi: «Un colpo terribile Amavo una francese»

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Stavoin giardino, cercavo di non sentirla, ma niente, mi perseguitava, sembrava che nessuno riuscisse a tacitarla». Gian Luigi Rondi aveva diciannove anni il 10 giugno 1940. Si era appena diplomato al liceo classico Giulio Cesare di Roma ed era andato ad Agnano con la madre. «Mi stavo curando lì, in campagna, della depressione in cui la situazione politica mi aveva precipitato». C'erano motivi non solo politici a turbare il giovane Rondi. «Era tutto il mio mondo che naufragava. Ero fidanzato con una ragazza francese, la donna che poi ho sposato. E mi ero formato sulla cultura d'Oltralpe, innamorato della letteratura, dell'arte, del cinema di Parigi. Quell'odio contro la Francia mi feriva». E poi, come andò? «Mio padre, ufficiale dei carabinieri, era in quel periodo a Genova. Ci tranquillizzava: "Sarà una guerra breve perché la Francia non esiste più". Già, gli avevamo inferto il colpo di pugnale alla schiena, come mi dissero in seguito per anni i miei parenti francesi». Invece il conflitto non fu una passeggiata. «Ce ne tornammo a Roma. Poi comincio il periodo più cruento della guerra e papà ci sfollò a San Benedetto del Tronto. Qualche tempo dopo la situazione sembrò migliorare e ritornammo nella capitale. E ci toccò invece il periodo più terribile, il bombardamento di San Lorenzo. Uno sfacelo. Per fortuna poi la Storia ha saldato i conti. Con piazzale Loreto. E con una personale mia soddisfazione». Quale? «A ottobre del '48 ero a Parigi, per sposarmi proprio con quella ragazza. Ma anche per riaprire i rapporti culturali italo-francesi grazie a un ciclo di conferenze a Royaumont con Renzo Rossellini e Anna Magnani. Eravamo lì per illustrare una nuova corrente del cinema italiano. Quella che tutti chiamarono neorealismo. Anche per questo mi insignirono, poi, della Legion d'onore. Sì, talvolta la Storia e il destino saldano davvero i conti». Li. Lom.

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