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L'Italia top secret

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Gli uomini della scorta di Moro

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Le stragi: da piazza Fontana fino alla bomba alla stazione di Bologna. Il terrorismo, col suo apice tragico del sequestro e dell'assassinio di Aldo Moro. La violenza politica endemica, con i centinaia di morti, con gli opposti estremismi di una guerra civile mai spenta. Perché è successo? E perché proprio in Italia? "Intrigo internazionale" (Chiarelettere, pagg. 195, 14 euro), il libro intervista di Giovanni Fasanella al giudice Rosario Priore, in uscita in questi giorni, parte proprio da qui. Dall'indicibile della nostra storia, lambito solo in parte da una verità giudiziaria fragile e incompleta. Così prende forma uno scenario in cui la richiesta di giustizia è entrata spesso in conflitto con quel muro di gomma che si chiama "ragion di stato". Invece è proprio nel grande scacchiere internazionale che vanno ricercate quelle "complicità interne e straniere" che hanno soffiato sul fuoco degli anni di piombo. Uno scacchiere dominato dalle regole della guerra fredda ma anche dalle mire geopolitiche di piccole e medie potenze, un vero e proprio "terzo giocatore" nella logica di Jalta. Così, nelle guerre sporche combattute dall'asse franco-inglese per il controllo del Mediterraneo, si inquadrano quelle che Priore definisce le diverse "partite" giocate sul suolo italiano, "operazioni progettate nelle capitali di Paesi che avevano interesse a tenerci sotto scacco". In effetti l'Italia, seppur ventre molle dell'Alleanza occidentale, dopo la guerra aveva rialzato la testa, sviluppando una spregiudicata politica filoaraba e filolibica. La strage di Ustica, un episodio di "guerra aerea in piena regola", si inserisce in questo contesto e costituisce per Priore un'operazione umida di marca francese: un fallito attentato ai danni del leader libico Gheddafi ma anche una lezione al nostro Paese, per i rapporti privilegiati intrattenuti con Tripoli. Parimenti, è solo in un orizzonte sovranazionale che può essere pienamente compresa la stagione del terrorismo rosso. A partire dalla figura complessa e ancora in parte inesplorata di Giangiacomo Feltrinelli, colui che per primo tesse le fila del partito armato. Il suo ambizioso disegno di egemonizzazione della sinistra rivoluzionaria verrà proseguito dal Superclan di Corrado Simioni e dal "progetto Metropoli" di Toni Negri e Franco Piperno. In questo intreccio lo snodo fondamentale è Parigi, con la scuola di lingue Hyperion, vera e propria centrale internazionale di supporto all'eversione rossa. Mentre la leva di controllo delle sigle combattenti è costituita dal traffico d'armi che arrivavano dall'Urss e da Praga, tramite la resistenza palestinese, e la cui distribuzione diventa la valvola per regolare l'intensità della lotta armata in Italia. Il caso Moro è forse l'emblema della complessità di questo scenario internazionale. Non a caso Priore rivela la possibile presenza, nel commando di via Fani, di due soggetti mai identificati: un killer ben addestrato all'uso delle armi e, fatto inedito, un tedesco che avrebbe addirittura coordinato l'operazione militare. Forse la vera storia degli anni di piombo è ancora da scrivere.

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