Brividi caldi al cinema.
Ilprimo si è già piazzato al terzo posto del box office e, per rendere ancora più avvincenti le avventure dei protagonisti (che cercano a tutti i costi di sfuggire a una morte annunciata), è girato in 3D. Ma l'idea base della saga, che si ripete ad ogni capitolo, è sempre la stessa. Un gruppo di ragazzi riesce a scampare, grazie al presentimento della protagonista (Shantel Van Santen) a un disastroso incendio causato da un incidente durante una gara di auto. La morte, però, cercherà in tutti i modi di riprendere i ragazzi fuggiti dalla tragedia, nello stile dei precendeti episodi. Fra il nugolo di giovani attori ha un ruolo di rilievo il ventisettenne Bobby Campo. La suspense non manca, ma l'horror vero trionfa in «Saw VI» (da martedì nelle sale), dove non si ferma la scia di sangue lasciata da Jigsaw, anche se l'enigmista è morto. Ma ha lasciato degli adepti. Il Detective Hoffman (Costas Mandylor) è diventato l'erede dell'Enigmista (Tobin Bell) senza che ci siano rivali in circolazione. Tuttavia, quando l'Fbi si avvicina troppo a Hoffman, lui è costretto a iniziare il gioco svelando così il diabolico piano dell'Enigmista. Dal 2004, quando al Sundance Film Festival uscì il primo della serie, «Saw» è ormai un fenomeno culturale, coraggioso, costruito in maniera brillante e decisamente terrificante. La tecnica del flashback rivela l'origine e la genesi della follia omicida di Jigsaw, della costruzione meticolosa dei suoi marchingegni portatori di morte. Intricati come i giochi dell'Enigmista, la serie stessa somiglia a un puzzle, con ogni nuovo film che si collega in qualche modo al precedente. Appassionando i fan del genere e mettendo in sintonia vittime e spettatori. Tanto che, con un brivido di terrore, è inevitabile chiedersi: «Dove diavolo ci troviamo?».