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Mezzo secolo di storia italiana dalla Repubblica di Salò ad oggi

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Lastoria della famiglia Turchi, dagli anni bui e dolorosi di Salò ad oggi, ricostruendo mezzo secolo di storia politica italiana attraverso le vicende di Luigi, protagonista e testimone della nascita del “Secolo d'Italia”, il giornale che ha dato voce al Msi e alla destra italiana. Più che un libro di storia, una raccolta di ricordi di chi che ha vissuto la propria vita con coerenza e in una parte difficile dello scacchiere politico. On. Turchi, perché un libro adesso? Ho voluto ripercorrere alcune delle esperienze vissute nell'arco della mia vita personale e politica per dare uno spaccato di questo Paese dal punto di vista di una parte che non sempre ha avuto il giusto spazio per dire la sua versione. Con risvolti anche dolorosi... Nella prima parte soprattutto...È una parte molto delicata a cui sono molto legato, carica di emozione. Ho trascritto una mia memoria redatta pochi giorni dopo la mia liberazione. Quei pochi giorni passati dalla liberazione non avevano cancellato l'angoscia provata durante i giorni di prigionia. Cosa ricorda dell'Italia subito dopo la guerra? Ricordo con grande dolore italiani che perseguitavano altri italiani. C'era bisogno di pacificazione un obbiettivo da sempre perseguito da mio padre e da me sia con l'attività editoriale de il Secolo d'Italia, sia con quella politica. Avemmo anche l'appoggio per personalità della parte opposta come il Presidente De Nicola. Recriminazioni? Più di una. Avrei voluto che i beni del MSI prima e di AN poi fossero stati donati alle famiglie dei combattenti caduti e mi avrebbe fatto piacere che questa Nazione avesse riconosciuto a mio padre quanto fatto durante la guerra per evitare la distruzione ed il rastrellamento nei 7 paesi della Val di Vara. Con la sua autorità e coraggio si oppose ai tedeschi evitando anche la deportazione della popolazione. Quale fu un evento che la colpì particolarmente nella sua attività politica? Su tutti i fatti di Genova, quando la dirigenza del MSI senza ascoltare le nostre argomentazioni decise in modo scellerato di fare il congresso a Genova, una piazza molto difficile, soprattutto in quegli anni. C'era una tensione fortissima, per le strade c'erano istigazioni a colpirci personalmente, dopo i disordini si contò anche un morto. Si poteva evitare. Fu uno dei tanti contrasti che avemmo con la dirigenza ed in particolare con Almirante da cui, soprattutto mio padre, ricevette un trattamento non degno di quanto fatto per lui. Come vive il ricordo della sua vita in un'Italia così diversa oggi? Molti dimenticano quanto fosse diversa la situazione, non c'erano le possibilità che ci sono oggi per conoscere quanto avveniva nel resto del mondo. Era tutto diverso. Sono cresciuto in un contesto, sono stato balilla, sono entrato nella scuola Allievi Ufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana per poi fare tutto il mio percorso. Sono cresciuto con degli ideali che ho portato avanti con coerenza malgrado fosse scomodo e pericoloso. Non ho mai dimenticato però i valori di umanità che sono a fondamento della tradizione della mia famiglia da sempre». B.S.

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