Il primo vero oggetto del futuro
Yes we iPad! La miracolosa tavoletta Apple è approdata anche da noi mandando in delirio gli store della «mela». Code impensabili per un’Italia abituata semmai a trovar colonne di gente davanti ai musei. Ci eravamo stupiti nei giorni scorsi nel vedere migliaia di persone accalcarsi fuori dallo spettacolare Apple Store di Manhattan. Lì, in fondo alla Fifth Avenue, blindato dalla sua teca di cristallo, c'era l'oggetto del desiderio: attorno alla quale c'è chi ha fatto notte, anche solo per entrare. E invece anche i nostri «malati tecnologici» se le sono date di santa ragione per entrane in possesso, poter avere uno di questi totem virtuali che segnano un ulteriore passo nell'irrefrenabile corsa nel futuro. Ora, lasciando stare la logica del primeggiare sull'ultima novità di mercato, una sorta di malattia contagiosa (ed ereditaria dicono) molto simile a quella del crazy-shopping, c'è da sorprendersi fino a un certo punto della fame di tecnologia del nostro Paese. Una nazione notoriamente in coda alle classifiche sulla telematizzazione dei paesi più industrializzati del pianeta, ma allo stesso tempo da sempre all'avanguardia stilistica nel quale, sarà un caso (ma ovviamente non lo è...), l'iPad più venduto nel primo giorno di follie è quello al top della gamma: costo 799 euro contro i 499 della versione «base». La tavoletta di Steve Jobs è davvero un oggetto infernale, di quelli che fanno venire l'orticaria agli appassionati del vintage a tutti i livelli. Dai dischi in vinile (se non pulisci non senti), delle videocassette Vhs (smagnetizzate sempre sulla scena clou) della polvere incollata a libri letti in altri secoli e lasciati ad ammuffire sugli scaffali. È un oggetto del futuro: forse il primo vero negli ultimi anni, una rivoluzione in fatto di supporti mediatici. Una porta aperta sul mondo in grado di collegarti con tutto e tutti in qualsiasi momento, ovunque, di aprire con un «tocco» qualsiasi finestra della nostra memoria. Un nuovo modo di leggere libri, scrivere, vedere film, interfacciarsi col prossimo. E per la prima volta un oggetto che sfugge a quella logica del downsizing che ha portato i nostri telefonini ad essere sempre più piccoli al limite dell'utilizzo. No, l'iPad vuole essere innanzitutto un «oggetto», una roba al momento forse ancora troppo «chic» (?), ma che diventerà rapidamente un oggetto quotidiano, di quelli che nel corso degli anni prenderà un posto fisso nella nostra vita di tutti i giorni: come hanno fatto in passato proprio il computer e il telefono portatile dei quali è chiaramente trade-union ed erede allo stesso tempo. Impossibile farne a meno per gli amanti del genere e criticabile è semmai la frenesia all'acquisto di queste ore: cosa che però pantografa alla perfezione i «must» che nel corso della nostra storia consumistica si sono susseguiti. Quindi semmai il «no» deve essere in questo senso: perché come oggetto e prodotto tecnologico non si discute... non si può discutere. Poi i più pignoli, i «contro» sempre per partito preso, potranno osservare che non fa questo, piuttosto che quello e non riesce ad aprire l'applicazione «x» o il file «y». Ma anche qui sarà difficile perché i ragazzotti della Apple, una volta ancora, hanno dimostrato di essere anni avanti e non solo in fatto di design. Vero, non frigge le uova, non ti rade la barba e altre mille cose... ma male che vada lo puoi sempre mettere, a mo' di zeppa, sotto la gamba del tavolo zoppo. Contenti!?