«Fu ppropio donna».

Lospunto gli veniva dalla leggendaria figura della papessa Giovanna che, con l'inganno, avrebbe indossato la tiara assumendo il nome di Giovanni VIII e regnando sulla Chiesa per due anni, dall'853 all'855. La straordinaria vicenda, in bilico tra realtà e fantasia, è stata riletta nella pellicola del tedesco Sönke Wortmann, "La papessa", nei cinema dal 28 maggio. E non c'è dubbio che farà discutere. Cerchiamo di ripercorrere allora i tratti salienti di questa pseudo-storia tornando per un istante nella Roma di 1150 anni fa. Se il mondo cristiano attendeva con trepidazione millenaristica il Dies irae, la Curia papale non dava un bello spettacolo di sé. Colpevoli di ciò erano le famiglie patrizie dell'Urbe che si azzuffavano, furibonde, per collocare un proprio candidato sul soglio pontificio. Persino delle sconce cortigiane come la "senatrix" Teodora e sua figlia Marozia erano riuscite ad instaurare una vera pornocrazia - secondo la ricostruzione di Liutprando di Cremona - pilotando l'elezione di ben nove papi in pochi anni. In un clima siffatto nacque la storia della papessa Giovanna. Ma chi era costei? Agnese poi Johannes Angelicus era inglese e di nobili natali. Lasciata la madrepatria si era trasferita in Germania formandosi nei monasteri di Magonza e di Fulda. Sarebbe stato l'amore per un monaco benedettino, Frumenzio, a farle indossare il saio da chierico per celare la propria femminilità, almeno di giorno, e vivere indisturbata con il compagno. Morto l'amato, Giovanna si stabiliva a Roma in una foresteria al Porto di Ripetta e grazie alla sua profondità di pensiero e alla sua sterminata cultura entrava nella Curia romana salendone i più alti gradini. Scomparso Leone IV i cardinali e i patrizi non ebbero dubbi nel proclamarla papa, ignari della sua vera natura. In due anni la papessa incoronava un imperatore, ordinava quattordici vescovi, aggiungeva un nuovo articolo al Credo, scriveva tre encicliche contro l'iconoclastia ed edificava ben cinque nuove chiese; stando a quanto si favoleggia! Eppure la sua carne era debole e si ritrovava assai presto a portare in grembo un bambino, il frutto del peccato consumato con il suo segretario personale. Gli eventi precipitavano durante la Pasqua dell'855. A quel tempo i papi celebravano le funzioni sacre in San Pietro ma vivevano in Laterano. Durante quel tragitto, poco dopo il Colosseo, presso la basilica di San Clemente, Giovanna, tormentata dalle doglie, cadde da cavallo partorendo sotto gli occhi esterrefatti del clero e del popolo. Immediatamente sia lei sia il bambino erano legati ad un cavallo e lapidati nei pressi di Ripa Grande. Lo smacco per la Chiesa fu grande e per evitare che un'altra donna sedesse sulla cattedra di Pietro si corse subito ai ripari escogitando un singolare rituale. I pontefici appena eletti si sarebbero dovuti accomodare su una sedia con un foro nel fondo e un giovane diacono avrebbe dovuto tastarne la virilità proclamando - in latino ovviamente - "Virgam et testiculos habet!" E i porporati, tranquillizzati, avrebbero potuto rispondere: "Deo Gratias". Benedetto III, primo successore i Giovanni/a VIII, si affrettò a cancellare ogni traccia dello scomodo predecessore e così la leggenda se ne impossessava. Della papessa restano tuttavia tanti ritratti, quelli di Petrarca e di Boccaccio, di Belli e di Puškin; quelli dei tanti cronachisti e storici, persino quelli delle carte dei Tarocchi. E se vi capita di passeggiare per Roma fate una deviazione all'angolo tra via dei SS. Quattro Coronati e via dei Querceti, al Celio, c'è ancora un malconcio sacello in cui la tradizione colloca la tomba di Giovanna, l'unica donna-papa di Santa Romana Chiesa.