Incantesimo alla Romana
Nell'antica Roma, dall'età arcaica fino al periodo imperiale, il soprannaturale ha sempre avuto un'importanza decisiva. Qualunque impresa, civile o militare, una persona dovesse intraprendere, era fondamentale che fosse accompagnata da riti magici che ne stabilissero le modalità e ne favorissero la fortuna. La cosa più importante era che venissero ben interpretati i segni e i presagi che, immancabilmente, gli dei avrebbero inviato per manifestare il loro favore o, somma sventura, la loro contrarietà oppure, addirittura, la loro collera. Se si doveva dichiarare una guerra o, semplicemente, ammazzare un maiale, era pratica comune consultare un un sacerdote augure. In cambio di una parcella commisurata all'importanza della decisione da prendere il «professore» arrivava sul luogo interessato all'iniziativa e, con un bastone incurvato sulla punta, detto lituo, divideva idealmente il cielo in diversi settori. Poi osservava con attenzione che tipo di uccelli volavano in un settore prescelto, se compivano particolari evoluzioni, che versi emettevano. Da questo desumeva la volontà degli dei, la comunicava all'interessato, incassava il compenso, salutava e se ne tornava a casa. Non era un gioco: se il responso lo consigliava le guerre si rimandavano, magari si faceva la pace, e il maiale salvava la pelle. A parte Giove, Giunone, Minerva e gli altri «big» la vita quotidiana dei romani era affollatissima di divinità di ogni tipo. In pratica non c'era persona, famiglia, ma anche incrocio stradale, luogo della casa, oggetto di uso comune che non avesse il suo nume tutelare, una «piccola divinità». E questa caratteristica della Roma antica oggi incuriosisce e appassiona più che mai e lo dimostrano i tanti saggi in libreria (particolarmente interessante «Una giornata nell'antica Roma» di Alberto Angela). E la passione per la magia dei romani è ben spiegata in una fiction realizzata con gran dispendio di mezzi, un vero kolossal televisivo, intitolata «Roma», in buona parte girata a Cinecittà. La serie, ambientata nel primo secolo avanti Cristo, attualmente viene trasmessa in versione integrale (22 puntate) in seconda serata da Rai 4. Il prossimo appuntamento è per dopodomani, mercoledì, alle 23,05. Ma chi vuole una vera «super dose» di magia dell'antica Roma deve leggere «La legione occulta», appassionante romanzone, appena arrivato nelle librerie, firmato da Roberto Genovesi ed edito da Newton Compton Editori. Genovesi, scrittore e giornalista, ha profondamente studiato la vocazione tutta romana per il sovrannaturale e l'ha «arruolata» in pianta stabile nell'esercito romano. Il romanzo, ben inserito all'interno di una solida realtà storica, racconta le avventure di un manipolo di guerrieri che, di fronte a battaglie impossibili da vincere o a imprese che non si potevano portare a buon fine con la sola astuzia, sapevano ricorrere a mezzi... alternativi. Con corazze di un bianco sfolgorante e mantelli neri i soldati della «Legio Occulta» avevano come motto e parola d'ordine: «Vigiles in tenebris», vigili nell'oscurità. I legionari romani adoravano il loro stendardo come se fosse esso stesso una divinità. Perché erano sì guerrieri invincibili. Ma più che nel ferro credevano negli dei e negli incantesimi.