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Il Colosseo scricchiola Fa danni anche un concerto

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Roma, il Colosseo

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Diviso in due. Come un'enorme torta. Un taglio che ha fatto «squagliare» un pezzo mentre l'altro è rimasto sodo sul piatto di portata. La similitudine la azzardiamo sul monumento più famoso del mondo, il Colosseo. Lobotomizzato da quanti lo hanno in cura, in primis il commissario straordinario Roberto Cecchi, che ha messo la parola fine alle quattrocento pagine del suo secondo Rapporto sul patrimonio archeologico di Roma. Ma che cosa vuol dire Colosseo diviso a metà? Lo spiegano a Il Tempo gli esperti del Cnr che stanno studiando per Cecchi il sottosuolo più ricco di storia del mondo insieme con i resti che ci stanno sopra. Eccolo, dunque, il male oscuro dell'Anfiteatro Flavio, il «difetto» genetico da conoscere per evitare, Dio ce ne scampi, un crollo ipotetico come un'apocalisse ma che già il venerabile Beda paventava. «L'ellisse del Colosseo - ci dicono Lorenzo Bianchi e Giampaolo Cavinato - poggia una faglia, una frattura, identificabile con una linea che corre da nord-ovest a sud-est. Lo spacco rileva due tipi diversi di strati sotterranei: più compatto e duro a nord, verso Colle Oppio, più morbido a sud, a causa anche del Fosso Labicano che scende da San Giovanni. È il vero problema strutturale del monumento, che si è infatti manifestato con l'antico crollo del perimetro a sud, di fronte alle Via Sacra e Celio Vibenna. Il terreno si abbassò per il peso del manufatto. L'alleggerimento e l'intervento del Valadier, con gli speroni di contenimento, hanno arginato altri cedimenti. Intendiamoci, pericoli non ce ne sono, a meno di un terremoto devastante. Ma conoscere i punti di debolezza del sottosuolo aiuta a prevedere i danni alla struttura. Anche sul Palatino l'analisi degli strati giustifica il divieto di transito anche pedonale in alcuni punti. I resti archeologici poggiano su 40 mila metri quadrati di tufo punteggiato di cavità create dagli antichi per ricavare la materia prima di costruzione. Il colle poi è ricoperto di riporti antropici, tonnellate e tonnellate di detriti di edifici preesistenti andati in rovina. Ecco perché alcune parti - verso il Circo Massimo e via del Velabro - sono transennate».   Insomma, non sono tanto gli acciacchi delle millenarie pietre, delle arcate tirate su con i massi di travertino a preoccupare. È nel sottosuolo il punto interrogativo che impone cautela. Dice Piero Meogrossi, l'architetto che «aggiusta» il Colosseo: «Proprio in corrispondenza della faglia il monumento ha maggiori problemi. E in quell'area, per esempio, a distanza di cinquanta metri, lo scorso Capodanno ci fu il concerto rock di Gianna Nannini. Eventi del genere non vanno ripetuti. E invece si fanno titoloni sul crollo di qualche giorno fa. Pochi centimetri di malta, in un punto nel quale stavamo intervenendo». Ma il bilancio di un anno di commissariamento è nelle cifre di Cecchi: stanziati 31,5 milioni, avviati 73 interventi, apertura al Palatino dei percorsi di Vigna Barberini e delle Arcate Severiane, presto toccherà al Tempio di Venere e Roma e alla casa delle Vestali. Da agosto si sale in cima al Colosseo: livello attico, a 40 metri di altezza, il punto che aveva risentito del terremoto dell'Aquila. E si scenderà nel labirinto degli ipogei. Effetto notte poi, con una saggia illuminazione: il martedì e il sabato il monumento-simbolo della Capitale apre dalle 21 a mezzanotte, a partire da giugno e fino a settembre. Più articolati i progetti da qui al 2011. Via il bailamme tra gli ambulacri, le file alla biglietteria, il bookshop, i servizi igienici. Cecchi vuole trasportarli all'esterno, in un terrapieno dell'area sud, verso l'Arco di Costantino. «È una struttura di 10 mila metri quadrati adibita a servizi di controllo del Comune - spiega - dove far traslocare tutto quello che non appartiene al monumento. Le risorse ancora non ci sono, vorremmo arrivassero da sponsor. A giugno indiremo una gara». D'altro parere Rossella Rea, direttrice del monumento: «Il bookshop deve restare all'interno, affiancato da una caffetteria, un ambiente che immagino moderno, estraneo al folklore». Già, il kitsch che tormenta i turisti, con la teoria di gladiatori in posa per la foto trucida, i venditori ambulanti di paccottiglia, le finte guide, i camion bar che arrostiscono hot dog. Cancellarli tutti, finalmente. Sarebbe la vera rivoluzione che non costa niente. Neanche Cecchi riesce a convincere Broccoli e Alemanno. Che commissario speciale è?  

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