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All'Auditorium omaggio a Liszt con Campanella e i suoi 70 pianisti

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Aricordarne la sfaccettata personalità di compositore, direttore, compositore e pianista (il più grande di tutti i tempi), è l'Accademia di S. Cecilia insieme al lisztiano Michele Campanella, pianista di rango, che in un progetto ambizioso quanto gigantesco ha riunito intorno a sé oltre settanta pianisti, noti ma anche allievi dei Conservatori, per proporre all'uditorio romano l'integrale della produzione pianistica lisztiana. Fuoco alle micce stasera con lo stesso Campanella alla ribalta in Sala Sinopoli pronto a cimentarsi con il primo anno degli Anni di pellegrinaggio ( dedicato alla Svizzera) e con le due colorite Leggende dedicate ai due Santi Francesco, di Assisi e di Paola. Sarà solo uno splendido aperitivo perché poi lo stesso Campanella proseguirà nel 2011 impegnandosi tra l'altro nella mastodontica Sonata ciclica in si minore e nei pezzi della vecchiaia, già proiettati verso un futuro oltre la barriera tonale. Intorno a lui ruoteranno poi ben sette maratone pianistiche ( la prima domenica prossima occuperà l'intera giornata e vedrà tra gli altri alla tastiera Carlo Grante, Roberto Cappello e Paolol Restani). Nelle maratone a venire spiccano tra i molti i nomi noti di Damerini, Bellucci, Medori, Canino insieme a Ballista per la Nona di Beethoven a due pianoforti, Guaitoli, De Luca, Prosseda, Nicolosi, Bresciani e Bacchetti per finire con Bollani in originali improvvisazioni su temi lisztiani. Un incontro tra pubblico e musicisti (tutti italiani salvo quattro adepti della Liszt Society americana) per festeggiare Liszt - musicista fortemente legato alla città di Roma dove ha vissuto e fatto scuola per diversi anni - e con lui anche il pianoforte, tuttora il più completo degli strumenti musicali. «Nel progetto sono rappresentate tutte le scuole pianistiche – rivela Campanella – ed impegnati interpreti dai 16 ai 70 anni. Sarà per la prima volta una sorta di convention, di congresso, di vetrina sul pianoforte. Del resto dobbiamo molto a Liszt noi pianisti per averci regalato un repertorio per tutta la vita, aver creato il recital pianistico, costretto i costruttori a costruire pianoforti sempre più progrediti».

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